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Il “nuovo” volto del Partito Democratico

Sono passati poco più di cinque mesi dal 18 gennaio 2019, quando Carlo Calenda ha lanciato il manifesto “Siamo Europei”. Un testo politico anti-sovranista e anti-populista, in vista delle prossime elezioni Europee, a cui ha deciso di aderire anche il Partito Democratico.

Il documento fatalisticamente recita: “Per la prima volta dal dopoguerra esiste il rischio concreto di un’involuzione democratica nel cuore dell’Occidente. La battaglia per la democrazia è iniziata, si giocherà in Europa, e gli esiti non sono affatto scontati”. 
Un po’ come Salvini quando dice che“Il 26 maggio non sono elezioni europee, è un referendum tra la vita e la morte, tra passato e futuro, tra Europa libera e stato islamico basato su precarietà e paura”. Se da una parte abbiamo chi evoca il pericolo di un’Europa meticcia e islamizzata, dall’altra c’è chi agita il pericolo di un’Europa nera e fascista. Nel manifesto, infatti, c’è una esplicita contrapposizione tra il “Gruppo Roma” e quello di “Visegrad”, e, per quanto possa essere necessario contrastare le idee pericolose e autoritarie di alcuni Partiti politici, rischierebbe di dividere l’Europa in due e immobilizzare le istituzioni europee in un grosso pantano politico.

Dopo questa breve introduzione il manifesto cita alcuni punti importanti del programma politico europeo di Calenda. Si iniziano a riconoscere gli effetti, talvolta distruttivi, della globalizzazione e della velocità dell’attuale mercato economico e finanziario. Forse per la prima volta sentiamo parlare di distribuzione della ricchezza e di “capitale sociale” all’interno di un programma approvato dal PD. Finalmente qualcosa di sinistra, direbbe qualcuno.
È interessante notare come questo corteo di saltimbanchi “democratici” sfila sorridente nel lerciume della decadenza europea bandendo manifesti ed esibendo promesse. La lettera di Macron è l’equivalente del manifesto di Calenda. Dentro di esse non si troverà un’ammissione di colpa, ma solo un galante esercizio retorico, come se a far danni finora siano stati marziani e fantasmi.

In ogni caso, il Partito Democratico ha deciso di aderire al manifesto calendiano, anche se sul suo sito pubblica un programma elettorale un po’ diverso. Riprendendo Greta Thunberg, si parla di un’Europa Verde e ambientalista, di un aumento degli investimenti per la green economy. Il programma si pone l’obiettivo di “porre al centro le persone”, ripartendo anche dagli studenti, aumentando -ad esempio- i fondi del programma Erasmus. C’è anche l’idea di proporre al Parlamento Europeo una Carta Europea dello studente per accedere, con delle facilitazioni, a musei, alloggi, teatri e altri servizi culturali sparsi in tutto il territorio. In ambito lavorativo, l’obiettivo principale del PD è il raggiungimento del salario minimo europeo, misura prevista anche all’interno del programma dei 5Stelle e della lista “La Sinistra”, ma criticata da Calenda stesso in un talk show televisivo. Questo sta a sottolineare che le contraddizioni interne al Partito non sono ancora del tutto esaurite. Nel programma si legge anche che: “L’Europa è la sola risposta che possiamo dare alla globalizzazione e ai suoi effetti negativi in termini di incertezza sociale, di competizione sleale, di insicurezza personale, di timori e paure che scuotono la vita dei cittadini ogni giorno”. Scordandosi forse le privatizzazioni del Governo Renzi e l’abolizione dell’articolo 18 che garantiva una maggiore sicurezza economica ai lavoratori italiani, barattata con la precarietà e i voucher.

Nuovi fondi per le periferie e i piccoli comuni, una nuova politica d’asilo comune all’interno dell’Unione e una politica estera di difesa più forte. Il Partito Democratico chiede anche l’attivazione della “passerelle clause” che permetterebbe, in alcune materie, di avviare la procedura legislativa ordinaria basata sulla co-decisione tra Consiglio e Parlamento Europeo, diminuendo i poteri del primo. L’intento è sia quello di garantire maggiori forze al Parlamento Europeo, affinché si realizzi una nuova riforma Costituzionale dopo quella di Lisbona, sia quello di diminuire il deficit democratico tra questo e la popolazione europea.

Il PD si presenta a queste elezioni europee con una veste zingarettiana, cercando di rifarsi una verginità politica e proponendo candidati dal passato encomiabile come Franco Roberti (Ex procuratore nazionale antimafia) e Pietro Bartolo, medico di Lampedusa, distintosi per un’accoglienza più solidale. Sarà forse un primo passo verso una rottura definitiva con la vecchia classe dirigente del PD, quella che ha portato la Lega al 34%? E basterà a risollevare il centro-sinistra dalla dura sconfitta di un anno fa?

Youssef Hassan Holgado

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