Facciamo un po’ di chiarezza. Il 25 aprile non è una partita di calcio tra comunisti e fascisti, tra i quali per altro non è in corso nessun dibattito e che non c’entra niente con il dibattito tra destra e sinistra: la nostra Costituzione è antifascista. Punto.
Il giorno dell’«anniversario della liberazione d’Italia» è una festa della Repubblica Italiana e la nascita di questa dolorante Repubblica è stata possibile proprio grazie all’insurrezione dei partigiani contro il governo fascista e l’occupazione nazista all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943. Qualche mese prima, con gli americani ormai sbarcati in Sicilia, Mussolini era stato destituito dal Gran Consiglio del Fascismo; a quel punto il re Vittorio Emanuele III affidò il governo al Maresciallo Badoglio; nel frattempo il “Duce” veniva messo a capo della Repubblica Sociale Italiana per governare i territori italiani controllati militarmente dai nazisti tedeschi (da Roma in su), mentre il resto del territorio nazionale era ancora minacciato dalla presenza delle truppe tedesche.
Prima riflessione: di quale Repubblica sono nostalgici i “nostalgici”? La Repubblica nata con il referendum del 1946 è quella democratica e non è né uno stato fantoccio né un governo dittatoriale. I partigiani, combattenti del movimento di resistenza all’esercito nazi-fascista, si erano organizzati nel Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) che coordinava le due sedi principali della Resistenza italiana a Roma e a Milano. Quando gli americani risalivano la Penisola, il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione dell’Alta Italia (sede di Milano) proclamava l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai tedeschi e nel giro di una settimana tutto il settentrione veniva liberato. Fu così che quella data divenne simbolica.
Il CLN era una formazione interpartitica che raccoglieva i rappresentanti di sei sigle, tre di sinistra (PCI, PSIUP e PdA) e tre di destra (DC, PLI e DL), che in quel momento drammatico per le sorti nazionali decisero di combattere insieme rischiando la vita per sconfiggere il fascismo. Tale fu questo sforzo comune da valere l’appellativo di “Secondo Risorgimento”. Alla fine della guerra quelle stesse forze collaboreranno, in seno all’Assemblea Costituente, per redigere la nuova Costituzione e discuteranno quale forma istituzionale dare all’Italia risorta per la seconda volta.
Seconda riflessione: i fascisti sono fuori da questo “dibattito” tra destra e sinistra. L’apologia del fascismo è reato.
Queste riflessioni non possono essere trascurate da chi esalta l’insegnamento dell’Educazione Civica, da chi ricopre cariche pubbliche o da chi, semplicemente, ha il diritto di voto perché sono questioni essenziali che vengono quotidianamente oscurate nell’attuale clima di odio e di divisione. La politica in Italia è diventata sempre più una questione “agonistica”, un campo in cui si fronteggiano i diversi schieramenti con i propri tifosi, simboli e divise, con l’antipatia per gli arbitri e la fissazione per le polemiche irrisolvibili. Mai come adesso è così comune che una discussione sulla politica assomigli a “Il Processo di Biscardi”. Con il rischio, però, di trasformare il serio in gioco.
L’abitudine a trattare con il linguaggio calcistico una cosa seria, infatti, è arrivata fino al punto che alla vigilia della Festa della Liberazione un gruppo di ultras della Lazio, in trasferta a Milano per l’imminente partita di Coppa Italia contro il Milan, ha deciso di rendere onore a Benito Mussolini nei pressi di Piazzale Loreto. Questo analfabetismo politico-sportivo unito al clima di odio per il diverso (che non è soltanto per lo straniero, ma per il prossimo in generale) che è stato cavalcato a fini elettorali ha permesso lo sdoganamento del fascismo che adesso torna a presentarsi come alternativa politica legittima.
Ma ricordiamo che il fascismo non è uno scherzo e che i suoi pubblici ministeri mettevano in prigione deputati ancora in carica. Ricordiamo di festeggiare il 25 aprile per ritrovare quell’accordo “intimo e cordiale” che aveva caratterizzato le forze del CLN. Perché sebbene la nostra democrazia sia in evidente stato di difficoltà può ancora attingere dal patrimonio ineliminabile della Resistenza per risorgere una terza volta. Ora e sempre!
Massimo Occhipinti
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