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La nuova resistenza parte dai comuni

L’accoglienza creativa delle realtà locali, dove la sicurezza si crea e non si dichiara

Oltre ai futuri risvolti che rischiano di portare a disordini e insicurezza derivati dall’indebolimento del sistema di integrazione e dalla probabile chiusura di numerose reti SPRAR per l’accoglienza, gli effetti immediati del decreto Salvinisi fanno già vedere: si assiste, infatti, ad una situazione di sospensione di dirittiessenziali garantiti dalla Costituzione.

Decreto Sicurezza: articolo 13

L’applicazione dell’articolo 13sta creando numerose situazioni di instabilità oltre ad un conflitto giuridico con il sistema normativo esistente. Come riporta l’articolo in questione al comma 1.bis “il permesso di soggiorno non costituisce titolo per l’iscrizione anagrafica”, ovvero i titolari di regolare permesso di soggiorno in attesa di asilo (quindi senza aver visto ancora riconoscersi lo status di rifugiato) non avranno la possibilità di iscriversi al registro anagraficodel comune di residenza. La misura andrà a colpire particolarmente i minori non accompagnati, la maggior parte dei quali ha un permesso di soggiorno per motivi umanitari. L’iscrizione a tale registro è indispensabile per l’ammissione ad una serie di servizi pubblici: sanità ordinaria (medico di base), istruzione (iscrizione a scuola non dell’obbligo) e lavoro (accesso ai servizi dei centri d’impiego o apertura di partita iva). Inoltre si è creato un conflitto giuridico tra il citato articolo 13 e il Testo unico sull’immigrazione(decreto lgs 25 luglio 1998), secondo cui l’ente predisposto deve riconoscere obbligatoriamente l’iscrizione al registro anagrafico dopo tre mesi di dimora abituale a qualunque cittadino, equiparando difatti il cittadino straniero regolarmente soggiornante al cittadino italiano.

La reazione dei comuni

I comuni si sono così trovati in un limbo, tra l’obbligo di rispettare il sistema normativo e il dover rispondere alle esigenze quotidiane dei migranti che improvvisamente rischiano di perdere i diritti garantiti finora. Diverse sono state le reazioni dei sindaci italiani, la presa di posizione più netta è stata quella del sindaco di Palermo, Orlando, a cui ha fatto seguito il sindaco di Napoli, De Magistris. Il primo cittadino di Palermo ha indirettamente evocato una disobbedienza civilee ha sospeso in parte l’applicazione del decreto, invitando i dipendenti comunali a continuare le iscrizioni al registro anagrafico, giustificando tale scelta con una circolare che intimava di “sospendere qualunque procedura che possa intaccare i diritti fondamentali della persona, con particolare, ma non esclusivo, riferimento alle procedure di iscrizione della residenza anagrafica”. Alle dure parole di Orlando, che ha definito il decreto “disumano e criminogeno” fanno eco le dichiarazioni di De Magistris, che appellandosi anch’egli alla Costituzione e alla inviolabilità dei diritti riconosciuti da essa, ha sospeso parzialmente l’applicazione del decreto.

L’accoglienza creativa

I comuni di Palermo e Napoli hanno avuto le reazioni più veementi e contrastanti, invocando anche la disobbedienza civile, rischiando così di creare un conflitto pericoloso e provocatorio tra poteri pubblici, visto anche la cupidigia dell’interlocutore con cui i sindaci delle due città si confrontano. Tuttavia, oltre alle misure adottate dai due comuni citati, svariate sono state le iniziative messe in pratica da altri comuni italiani, non volte alla disobbedienza civile ma a forme di accoglienza creativa, in modo da aggirare gli effetti del decreto, soprattutto per ciò che concerne le conseguenze dell’applicazione dell’articolo 13. A Mugnano di Napoli il sindaco ha firmato una direttiva per la sospensione temporanea delle norme, che permette così la registrazione provvisoria ai registri anagrafici. Nella stessa direzione ha agito il sindaco di Jesi, creando a sua volta un registro temporaneo. Al comune di Milanoè stato istituito il registro dei richiedenti asilo, utile a far accedere alle cure ordinarie e ad altri servizi pubblici i migranti con regolare permesso di soggiorno. Il rilascio dell’atto di iscrizione a tale registro obbligherà gli enti pubblici e privati ad erogare i servizi di base richiesti. A Siracusa, la giunta comunale ha spedito una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in cui lamenta la difficoltà di applicazione dell’articolo 13 e le gravi conseguenze di sospensione di diritti garantiti dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali, e quindi richiede una “interpretazione coerente” della norma in base agli obblighi derivati da essi, in quanto la non iscrizione al registro anagrafico “rende impossibile o fortemente comprime per i richiedenti asilo (che in genere attendono per più di un anno della propria richiesta) l’esercizio di varie libertà cui pure avrebbero diritto”. A Ceraso, piccolo comune in provincia di Salerno, il sindaco ha concesso la cittadinanza onoraria a tredici minori: un gesto simbolico che non garantisce alcun diritto ma che rappresenta un’Italia sana, dove i processi di integrazione e di scambio segnano la via per il futuro, e che resiste, nonostante sempre più forti e numerosi siano i colpi del razzismo e dell’intolleranza.

Nessuna delle numerose iniziative sparse per tutta Italia punta ad agire “contro legge”, bensì agiscono nel rispetto del Testo unico sull’immigrazione, il quale è stato istituito per applicare i diritti garantiti dalla Costituzione. La resistenza dei comuni, dai più grandi ai più piccoli (questi ultimi slegati dalle mosse politiche nazionali), è testimonianza di come esiste un’Italia migliore di quella che la narrazione politica dominante vuole raccontare. Una testimonianza di rispetto e di legalità, di estensione dei diritti e non privazione di essi, perché togliere diritti a qualche immigrato non cambierà la condizione di nessuno se non del diretto interessato; invece dall’estensione dei diritti, nasce la legalità, il rispetto e la sicurezza.

Salvatore Schininà

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