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Nessuno parli del Venezuela

Lo scorso 7 aprile, si è tenuto a Roma, nella ormai storica occupazione di via Tor de schiavi 101, a Centocelle, un incontro dal titolo “Todos somos Venezuela”. Il prossimo 20 maggio, infatti, nel Paese latino-americano si terranno le elezioni presidenziali, che potranno sancire la definitiva approvazione popolare delle recenti riforme costituzionali portate avanti dal governo di Nicolas Maduro e dalla nuova “Asamblea Nacional Contituyente” (ANC), durante l’ultimo anno.

Il pericolo di crisi diplomatica

L’incontro, organizzato da Rudy Colongo, dell’ufficio CUB Immigrazione, si è svolto alla presenza di Walter De Cesaris (Unione Inquilini, ex deputato di Rifondazione Comunista), Jorge Ceriani (Rifondazione Comunista Roma), Fabio Frati (CUB Roma), Barbara Battista (SGB) e Marinella Correggia (giornalista). L’ospite d’eccezione avrebbe dovuto essere il Prof. Isaia Rodriguez, ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia e vicepresidente dell’ANC. Appena arriviamo, però, Rudy Colongo ci spiega che la sera prima dell’evento, l’ambasciatore è stato avvertito dal Ministero degli Esteri venezuelano del rischio di possibili ripercussioni diplomatiche da parte della Repubblica Italiana in caso di partecipazione a incontri politici del genere. L’avvertimento si pone nel contesto della recente crisi diplomatica con la Russia (in seguito alla quale diversi Paesi dell’Unione Europea, compresa l’Italia, hanno deciso di espellere dei funzionari diplomatici russi dal proprio territorio) e nel più ampio contesto della “guerra sotterranea” al Venezuela, dato che il governo Maduro, dopo la morte di Chavez, ha deciso di proseguire lungo il processo di nazionalizzazione delle risorse produttive portato avanti dall’illustre predecessore.

Gli interventi

Prende la parola Fabio Frati (Cub Roma) che racconta di essersi recato in Venezuela nelle settimane precedenti e di aver avuto un’impressione ben precisa della situazione attuale: «Nonostante l’embargo- afferma- per le strade il sostegno popolare per Maduro e per la sua rivoluzione democratica è forte, specialmente nelle periferie».
Il microfono passa a Walter De Cesaris (Unione Inquilini) che spiega come «tra il governo Chavez e il governo Maduro in Venezuela siano stati costruiti circa due milioni di case popolari, mentre in Italia molte delle 800mila domande per l’alloggio popolare rimangono disattese».
Prosegue Barbara Battista (SGB) che fa presente innanzitutto la necessità di inviare all’ambasciatore un messaggio di sostegno «perché non è possibile che un ambasciatore in Italia non si senta libero di partecipare ad un dibattito». Dopodiché racconta della sua esperienza in Venezuela nel 2012, in occasione del forum nazionale degli insegnanti, e di come gli insegnanti venezuelani chiedessero sostegno agli italiani per costruire da zero un sistema di educazione diffuso in tutto il Paese.
Prende la parola Jorge Ceriani (Rifondazione Comunista) che passa ad uno degli argomenti chiave: l’embargo e le conseguenze della crisi del petrolio. «La nuova sfida del Venezuela è quella di cambiare il sistema produttivo. Dalle rendite del petrolio occorre passare ad una produzione più variegata ed organizzata», afferma e prosegue: «La questione del bloqueo è finanziaria, perché non arrivano investimenti e gli interessi sono elevatissimi, ma è aggravata dalla crisi del petrolio. Perché è la prima volta che il prezzo del petrolio è caduto così velocemente». E continua: «Il capitalismo gioca a deteriorare il rapporto tra governo bolivariano e popolo, ma c’è uno zoccolo duro nel popolo che conosce questo gioco e che non si farà ingannare».
Marinella Correggia, giornalista, si concentra poi sulle relazioni internazionali del Venezuala e in particolare sull’ALBA (l’Alleanza Bolivariana per le Americhe) fondata su iniziativa di Hugo Chavez e di Fidel Castro che a livello regionale è stata artefice della Scuola agroalimentare dell’America Latina per l’implementazione di altre colture diverse da quella di petrolio, e che ha livello internazionale è riuscita a introdurre il “diritto alla pace” tra l’elenco dei diritti umani fondamentali.
A margine degli interventi, in qualità di moderatore, prende la parola Rudy Colongo (CUB Immigrazione) con un inciso: “Bisogna che sia chiaro che se il governo Maduro è parso talvolta impopolare, la colpa non è di Maduro, ma delle pressioni internazionali (l’embargo, il crollo del petrolio, l’attacco mediatico) che il suo governo e il Venezuela nel suo insieme hanno sempre subito».
Non possiamo che accodarci a questo inciso. Certamente l’esperienza bolivariana in Venezuela rappresenta un fenomeno complesso, talvolta controverso, che va analizzato all’infuori di ogni lente ideologica. Al tempo stesso però, occorre contestualizzare il difficile quadro generale entro il quale i governi di Chavez prima e di Maduro poi hanno cercato di realizzare quest’esperienza, con la speranza che nessuna contingenza esterna possa mai più interferire nello svolgimento della normale vita democratica di questo Paese.

Giuseppe Cugnata

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