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Il tifo a cinque stelle

Il Movimento 5 Stelle è diventato negli ultimi anni una delle forze politiche più popolari del Paese, infatti i sondaggi lo danno circa al 29% per le prossime elezioni politiche del 4 marzo. Un “partito” che, senza coalizzarsi con nessuno, è riuscito ad incanalare tra le file dei suoi sostenitori milioni di cittadini italiani, merito soprattutto dei due leader più amati dai grillini: Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, i quali, nell’ultimo mese, hanno quasi oscurato il volto di Beppe.
La partecipazione politica degli elettori cinque stelle è passata, soprattutto in questi ultimi anni, dalle piazze più importanti delle città italiane, dove i candidati hanno portato avanti comizi e incontri con i propri sostenitori. Partecipazione politica che si manifesta anche attraverso i social network, dove gli elettori stessi hanno messo in atto una sorta di macchina propagandistica attraverso post, condivisioni e commenti, spesso accusati di essere violenti, che si scagliano contro giornalisti, testate, oppositori politici e chiunque la pensi diversamente da loro.

Il gruppo Facebook

Per cercare di capire meglio da dove derivi questa “violenza virtuale” e analizzare il loro approccio verso il mondo della politica, ho deciso di iscrivermi ad uno dei gruppi a 5 stelle più numeroso di Facebook: il Club Luigi Di Maio, con oltre 78 mila membri. Dopo due mesi di attesa la mia richiesta di iscrizione è stata finalmente accettata da uno degli amministratori. È tutto come immaginavo: condivisione di fake news conditi da post e commenti pieni di errori grammaticali, foto di primi piani di Di Battista e Di Maio, post a non finire che inneggiano contro Renzi, il PD, Berlusconi, Salvini e la Boldrini, e i dibattiti “critici” sono quasi inesistenti.
Chiunque prova a proporre un dibattito serio facendo domande del tipo: “Che ne pensate di quelli (Andrea Cecconi e Carlo Martelli ndr) che hanno falsificato i conti e si sono intascati i soldi?” ottiene quasi sempre la stessa risposta: si viene immediatamente bollati come “troll” e mandati a quel paese.
Leggere i quindici post e oltre che vengono pubblicati in media giornalmente nel gruppo è veramente nauseante. In un clima del genere è difficile fare anche un minimo di autocritica, in quanto alla minima disapprovazione espressa, il commento più frequente diviene: “quanti di quei politici corrotti restituiscono i soldi?”. La restituzione di una percentuale dello stipendio dei parlamentari 5 stelle sembra essere stata una mossa mediatica formidabile ed è un’importante amo a loro disposizione, che permette di avere ancora la fiducia di gran parte dei suoi elettori.
È come se chi pubblichi e commenti questi post vivi all’interno di una bolla di sapone da cui non vuole uscire. Il Movimento diviene per loro l’unico credo, un’ideale vero e proprio, la loro ancora di salvezza. Fanno fatica ad accettare gli errori commessi dai loro leader e quando qualcuno gli fa notare le varie contraddizioni di questi, i “tifosi grillini” si chiudono a riccio e rispondono attaccando la corruzione e la mala politica dei partiti degli ultimi venti anni.

Avversione contro i mezzi d’informazione

Numerose sono anche le campagne volte a screditare la stampa e i telegiornali. Partendo dalle dichiarazioni di Grillo che, quasi in una versione ancora più comica di quella di Trump, accusa le testate giornalistiche di porre in atto una propaganda contro il Movimento, attraverso la pubblicazione di fake news e la manipolazione dei fatti. Le parole esuberanti di Grillo navigano sul gruppo e tutti come un “gregge di pecore” iniziano ad insultare la “Rai”, le “Iene”, “La Repubblica”, Fabio Fazio e di nuovo il PD, accusato di finanziare e pagare la “stampa di regime”. Infatti, quando un membro del gruppo ha azzardato un sondaggio: “Peggio i politici o i giornalisti?” le risposte più diffuse sono state: “tutti e due sono due razze di merda” oppure “entrambi venduti e collusi”.

Il voto prima dei 5 Stelle

Un post particolarmente interessante è stato quello di un iscritto che ha chiesto ai membri: “Prima di votare Movimento 5 stelle, cosa votavate?” a cui hanno risposto centinaia di persone. C’è chi ha risposto Berlusconi, chi ha affermato di aver votato Lega o Alleanza Nazionale, ma la stragrande maggioranza delle risposte si divide in due filoni: chi ha confessato di aver votato PD o altri partiti di sinistra (come dimostra anche lo studio condotto nel dicembre del 2014 dal Centro Italiano Studi Elettorali) e chi ha dichiarato di essersi astenuto dal votare negli ultimi anni, anche se gli ultimi sondaggi evidenziano che un’enorme fetta dell’elettorato, circa 17 milioni di persone sono intenzionate ad astenersi alle prossime elezioni.
Queste persone sentono il bisogno di un radicale cambiamento, vedono nel Movimento l’unica alternativa e questo certamente anche a causa del declino dei partiti di centro-sinistra e di centro-destra, che negli ultimi anni hanno perso molti consensi. Grillo non ha fatto altro che consegnare all’opinione pubblica i colpevoli della crisi politica ed economica italiana, convogliando la frustrazione delle persone verso obiettivi concreti e definiti. Mossa strategica è anche la terminologia utilizzata dai grillini, i quali non si sentono parte di un partito, di un organo burocratico e centralizzato, ma di un “Movimento”. Termine che indica maggiore dinamicità, che dà l’idea di essere in continuo divenire, un flusso che scorre. Si sentono parte di una massa, di un qualcosa identificabile al di fuori di una struttura partitica e questo gli conferisce un senso di unicità e di distacco dalla “mala politica degli ultimi vent’anni”.

La deriva populista che l’Italia rischia di prendere il 4 marzo è sempre più reale, il tifo da stadio, il sostegno a priori rivolto a una forza politica, senza critica e attaccando, invece, chiunque provi a farla è antidemocratico.  Oltretutto, screditare la stampa e ogni personaggio politico soltanto perché della sponda opposta rischia di compromettere le basi fondamentali della nostra Repubblica.

Youssef Hassan Holgado

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