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Federica Angeli, il coraggio della giustizia

Federica Angeli è una giornalista di Repubblica che, in seguito a delle inchieste svolte sul litorale romano sugli affari della mafia sugli esercizi commerciali, è costretta a vivere sottoscorta e ad abdicare alla propria libertà. Federica è stata sequestrata, minacciata di morte, intimidita fisicamente e verbalmente, ma nonostante tutto, ancora si batte per ottenere giustizia. Oggi è ascoltata come testimone nel processo a carico di Armando Spada, membro autorevole del clan omonimo.

Durante il processo, nell’aula gremita da giornalisti e non, siamo in tanti a sostenerla. Le lacrime che l’avevano catturata prima di entrare, sembrano essere sparite, cacciate con forza dalla consapevolezza del suo compito: battersi ancora una volta per la verità. Solo una volta la sua voce s’incrina quando, incalzata dal suo avvocato, parla di come la sua vita (per lei e i suoi familiari) sia irrimediabilmente stravolta da ormai 1678 giorni di libertà perduta.                                                                                                                                Usciamo, il processo è appena finito, tutta la tensione e l’ansia accumulate durante le quasi due ore di deposizione, si sciolgono in sorrisi. La seguiamo nel parcheggio sul retro del tribunale di Piazzale Clodio, preceduti dagli uomini della scorta e dai familiari. È serena in fondo, scherza con noi mentre accende una sigaretta che fuma con voracità. Nonostante la grande prova di coraggio cui si è appena sottoposta, mi concede un’intervista.

Dott.ssa Angeli, crede che dopo l’operazione “Eclisse” del venticinque gennaio scorso (operazione che ha portato all’arresto di trentadue membri del Clan Spada, e di persone a loro vicine n.d.r) possa cominciare un nuovo periodo di legalità ad Ostia?
Io lo spero tanto ma è anche nella tenuta sociale di questo clan che si annida il problema. A Ostia numerose persone, anche insospettabili, hanno accettato le regole di questo clan, derogando allo Stato quella che è la sua funzione di essere protetti, affidandola nelle mani della criminalità. Se non si cambia questa mentalità, si potranno fare molti arresti, ma il problema sussiste. Se c’è un momento in cui Ostia si può svegliare, è questo.

Al X municipio siede tra gli scranni un membro del gruppo di estrema destra Casapound. Alla luce del sodalizio che esiste tra il gruppo neofascista e gli Spada, crede ci possa essere una rappresentanza politica del Clan nelle istituzioni del litorale?
Io penso che probabilmente questo sodalizio sia stato funzionale ad avere quello scranno, se questo si concretizzerà in favori al clan, non posso prevederlo. Ovviamente si vedrà, staremo attenti a qualsiasi provvedimento proporrà questo consigliere. Dove ci sarà un favore nei confronti del clan, lo denunceremo.

Che effetto le ha fatto vedere Armando Spada nell’aula?
Mi ha messo molto in difficoltà la sua presenza, non pensavo che lui venisse, anche perché è in carcere con il 416bis (capo d’imputazione per associazione mafiosa n.d.r). L’ho vissuto come l’ennesimo messaggio in cui ha detto “comunque io ci sono, perfino qui”, anche se sappiamo che è un suo diritto presiedere al processo in cui è imputato.

Un’ultima domanda, da quando è sotto sottoscorta, ha sentito il sostegno delle istituzioni?
Si per me ci sono state, ti dico la sincera verità. Tuttavia l’appoggio che più ho sentito però è stato quello delle persone comuni: quest’oceano di sostegno e di affetto, che mi è arrivato soprattutto attraverso i social network, che sono la mia unica finestra nel mondo sociale perché io sono praticamente agli arresti domiciliari (data la scorta ndr.), è stata la cosa più importante e che difficilmente dimenticherò.

Ci salutiamo dopo averla ringraziata calorosamente. Me ne vado con la consapevolezza di aver intervistato una grande donna, il suo coraggio mi lascia quasi scosso, e mi fa chiedere: “Io ne sarei stato capace?

Lorenzo Sagnimeni

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