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Il cambiamento che non ci cambia

Il 12 Aprile 2018 quattro milioni di abitanti di una capitale di un paese economicamente sviluppato si sveglieranno senz’acqua. Non è l’inizio del solito kolossal catastrofico made in Hollywood, ma è la previsione realistica di ciò che accadrà a Città del Capo in Sudafrica quel giorno. 

La situazione è a dir poco allarmante, tanto che Helen Zillie, la governatrice della provincia di Cape Town, ha paragonato l’impatto dell’evento a quello dell’11 settembre 2001 e ha spiegato che una situazione del genere era stata inizialmente prevista per il 2025, ma si è poi verificata con un incredibile anticipo. La motivazione di un tale disastro non sembra essere dovuta solo a un rapidissimo sviluppo demografico della città che da 2,4 milioni di residenti è passata ad averne 4, ma anche e soprattutto al fatto che quello registrato negli ultimi anni è il livello di umidità più basso da quando si effettuano rilevazioni di questo tipo nel Paese. L’acqua infatti è già da tempo razionata e sono stati chiusi autolavaggi e piscine. 

Insomma, aldilà delle solite accuse fra stato centrale e amministrazione locale il pianeta su cui viviamo sta cambiando. Questo cambiamento accade nonostante le azioni di chi, in pubblico, come Donald Trump lo nega e di chi, in privato, lo ignora come chi si dimentica aperto il rubinetto. Il problema infatti è globale e non riguarda solo il Sudafrica; basti pensare alla foto dell’orso polare smagrito in cerca di cibo, che ha fatto il giro dei social network suscitando sgomento e indignazione. 
Davanti a queste notizie, chi non è ancora direttamente toccato sembra solo desideroso di tapparsi occhi e orecchie e non è un caso che i media occidentali stiano trattando poco la notizia. Rendersi conto che c’è un limite a tutto, anche allo spreco idrico, rischierebbe di mettere in discussione troppe convinzioni che in questa società malata continuano a essere ripetute e quindi è meglio banalizzare il pericolo come per anni è stato fatto a CapeTown. Ma proprio ciò che è accaduto in questa città ci deve far riflettere sul fatto che sia necessario considerare beni vitali come l’acqua non come averi scontati da sperperare, ma come sostanze preziose da usare nella giusta misura.
Solo così potremo evitare che ciò che sta accadendo a Città del Capo possa ripetersi altrove.

Giunio Panarelli

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