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La Corea fa gioco di squadra

La bandiera della Corea unita sfilerà il 9 febbraio 2018 in occasione dei Giochi Olimpici invernali che si terranno a Pyeongchang, una contea della Corea del Sud che sorge tra i monti Taebaek. Questo l’accordo preso dai leader politici del Nord e della Sud Corea nell’incontro del 17 gennaio che ha visto protagoniste rispettivamente le delegazioni di Pyongyang e Seul. I due Paesi, da tempo congelati nelle ostilità dovute alle minacce nucleari di Kim Jung-un, leader della Repubblica Popolare Democratica della Corea del Nord, hanno sancito quella che potrebbe essere considerata una “tregua olimpica” nel villaggio demilitarizzato di Panmunjom, simbolo di pace, che già nel 1953 era stato testimone dell’armistizio con cui si pose fine alla guerra di Corea. Stando all’accordo, oltre a sfilare sotto un’unica bandiera vi sarà anche un’unica squadra di hockey femminile coreana. Pyongyang invierà 230 atleti e gli sciatori dei due Paesi si alleneranno insieme al Passo Masik, un resort situato in Nord Corea. Il Comitato Internazionale Olimpico (CIO), nell’incontro di sabato 20 gennaio a Losanna, ha confermato la sfilata della Corea unita che, tra le altre cose, vedrà le delegazioni dei due Paesi indossare un’uniforme speciale con la bandiera dell’unificazione coreana. Il CIO ha dato il suo parere positivo anche per l’unica squadra d’hockey femminile.

Non è la prima volta d’altronde che i Paesi si uniscono in seno allo sport e alla sana competizione, era già successo a Sydney nel 2000, ad Atene nel 2004 e a Torino nel 2006, ed il primo a manifestare il suo entusiasmo è proprio il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-In, che in un’intervista ha affermato che “la presenza nordcoreana a PyeongChang aiuterà a migliorare i rapporti fra i due Paesi”. Un plauso arriva anche dal Regno Unito dove però il ministro degli esteri Boris Johnson non nasconde la sua preoccupazione per il “programma nucleare illegale” di Kim. Venti sono i test che la Corea del Nord ha condotto nell’ultimo anno, inclusi i 2 missili volati sopra il Giappone, provocando tensioni tra i due Paesi. Il ministro Johnson, però, conclude la sua dichiarazione con la speranza che il leader nordcoreano possa “scegliere la strada di un maggiore benessere per il suo popolo e cogliere l’opportunità di emulare gli sbalorditivi progressi della Corea del Sud”.
Quanto agli americani, questi ultimi, in comune accordo con i canadesi, hanno convocato e guidato un summit tra i ministri degli Esteri di venti Stati a Vancouver per discutere delle tensioni e della perpetua instabilità della penisola coreana. L’Italia si è vista rappresentata dal Segretario di Gabinetto del ministro Angelino Alfano, Gian Lorenzo Cornado; sono mancate all’appello le rappresentanze di Russia e Cina, Paesi altresì fondamentali in causa. Rilevante, durante tale incontro, la diffidenza del ministro giapponese Taro Kono che ha espressamente consigliato ai delegati di non prestare troppa fiducia alle “buone intenzioni” del governo di Pyongyang.

In un modo o nell’altro, appare ormai chiaro che da queste Olimpiadi ci si aspetti di vedere una Corea che nell’unità, trovi la sua forza e nella stabilità, la sua vittoria. Utilizzando le stesse parole di Thomas Bach, presidente del CIO, “i Giochi ci mostrano il mondo così come tutti vorremmo che fosse”.

                                                        Ausilia Gurrieri

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