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Dan Perkins e la satira che ridicolizza la politica statunitense

“In una stagione in cui i giornali stanno abbandonando i cartoons – e in particolare quelli con una connotazione politica – siamo fortunati ad avere tra le nostre mani questa raccolta”. Queste sono le parole del celebre Michael Moore presenti sulla copertina dell’ultimo libro a fumetti scritto e disegnato dall’americano Dan Perkins (alias Tom Tomorrow) e presentato nella Sala Nassyria del Senato lo scorso 20 settembre. Il libro intitolato “Il pazzo mondo a stelle e strisce” (tradotto in italiano da Carlo Gubitosa) permette di analizzare e capire la politica moderna statunitense, mettendo in evidenzia le proprie contraddizioni e i propri limiti. L’autore, Dan Perkins, è una delle voci più critiche della politica moderna d’oltreoceano e da anni i suoi disegni vengono pubblicati su giornali importanti come il “New York Times”, il “New Yorker” e il “The Economist”. Nel 2015 è stato addirittura indicato tra i finalisti del prestigiosissimo premio “Pulitzer” per via dei suoi editoriali a fumetti che da anni stimolano lo spirito critico dell’opinione pubblica americana.

Alla conferenza stampa del libro hanno partecipato insieme all’autore, anche la senatrice Laura Bignami, il fumettista Alessio Spataro e il vignettista de “Il Manifesto” Mauro Biani, i quali hanno introdotto l’autore e presentato il suo nuovo volume.
Quest’ultimo non è soltanto un’epopea satirica sulla politica della Casabianca dell’ultimo ventennio, ma è anche un excursus storico che parte da Bush Jr.  e arriva a Trump, passando per Barack Obama. Nelle sue vignette, Perkins affronta in una maniera ironicamente semplice questioni che appaiono molto delicate e complicate come l’aborto, le guerre e i diritti umani. Non si fa scrupoli nel criticare “i grandi ideali americani” che in nome di una guerra al terrore hanno giustificato i trattamenti disumani e le torture perpetrate nelle carceri americane presenti nel Medio Oriente. Ironizza sul concetto di “esportazione della democrazia” nei Paesi arabi che ha portato alla guerra e al collasso di Stati come l’Iraq, l’Afghanistan e più recentemente la Libia. Nei suoi disegni evidenzia il bigottismo dei repubblicani, ancorati ad una mentalità conservatrice che si rifiuta di garantire i diritti della comunità LGBT e che vede le donne marginate a un ruolo secondario rispetto a quello che occupa l’uomo nella società. Si scaglia contro la “mano invisibile del capitalismo”, che sottrae diritti e giustizia sociale al popolo americano e che ha arricchito banchieri e multinazionali portando al collasso dell’economia globale con la grande crisi del 2008-2009. Tra critiche ai banchieri, al neoliberismo, ai grandi ideali americani, alle guerre portate avanti da Bush Jr., alla corruzione dei partiti e al razzismo di Trump, Dan non risparmia neanche il primo Presidente nero d’America Barack Obama. Numerose sono infatti le vignette che criticano la sua gestione della Primavera Araba, lo stanziamento di ulteriori fondi e truppe per la guerra in Afghanistan e la condanna a 35 anni di prigione del soldato Manning per aver rivelato e diffuso – attraverso Wikileaks – i crimini di guerra commessi dall’esercito americano in Iraq e Afghanistan.
Durante la presentazione del libro, Dan ha espresso le sue preoccupazioni in merito al comportamento e alle politiche intraprese dal nuovo Presidente Trump, raffigurato nelle sue vignette  prima come l’incredibile Hulk perché “infrange tutte le regole” e poi come un Baby-Man individuando come suo super poter il “non provare vergogna”. Questo perché – spiega – “tutti i Presidenti se avessero dichiarato almeno una frase di quelle che ha detto Trump in questi mesi si sarebbero dimessi o assunto comportamenti drasticamente diversi. Ma Trump no, non prova vergogna e questo è il suo super potere che lo lega ancora alla poltrona della presidenza”. Afferma anche, che dopo la marcia neonazista di Charlottesville non è sicuro che le istituzioni democratiche americane siano immuni dal collasso. Nonostante tutto questo si definisce un “pessimista ottimista”, perché è convinto che di questo passo, Donald Trump, non riuscirà a finire il mandato presidenziale.
Quando gli chiedono a cosa serve la satira politica e se la satira in generale abbia dei limiti, Dan risponde che “umorismo e satira sono stati sempre un modo per ridimensionare i potenti. In particolare la satira che porto avanti si occupa di ridicolizzare la politica fino agli estremi. Ma io sono solo una voce in mezzo a tantissime altre, la particolarità è che tutte insieme possiamo avere un impatto importante.”
Affrontando invece la questione dei possibili limiti che la satira può avere, afferma che essa “deve sempre tenere a mente l’audience a cui si rivolge. C’è una profonda differenza tra la satira americana e quella francese e mi riferisco a Charlie Hebdo. Negli Stati Uniti la satira offensiva non è molto comune, esiste piuttosto un approccio più preciso, più fattuale. In generale comunque non c’è un qualcosa di cui non si può parlare, dipende solo da come lo racconti.”
La satira ha trovato modo di parlare di ciò di cui non si può parlare, arrivando facilmente alle masse, e questo capolavoro di Dan Perkins è la dimostrazione di come attraverso i disegni e i messaggi diretti si può stimolare lo spirito critico degli individui portandoli a riflettere su tematiche importanti, che vengono spesso ignorate dalla società contemporanea.

                                                                                                                                                                                                                                                         Youssef Hassan Holgado

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