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L’altra antimafia

Siamo abituati a “guardare” la lotta alla criminalità organizzata, mentre la si fa nelle aule dei tribunali, nei palazzi, in cui la magistratura e le commissioni antimafia, rovistano nei documenti e nei codici al fine di inchiodare i responsabili. In televisione osserviamo come le forze dell’ordine, durante le operazioni, mettono le manette ai polsi di quei mafiosi che ancora assonnati entrano nelle volanti. Poi ci sono i giornalisti che, con spirito di sacrificio, dedicano parte della loro vita alla denuncia, alle indagini, tra viaggi in macchina, veloci battute sulle tastiere e litri di caffè.
Ci sono pure le persone comuni. Ragazzi e ragazze che dopo aver visto un film o letto un libro o semplicemente per sentito dire, scuotono la testa e si prendono la briga di fare qualcosa.
In un modo o nell’altro si prova a fare qualcosa di concreto, qualcosa di prezioso che possa dare un contributo, con l’obiettivo di vincere questa dannata guerra alle mafie.

Antimafia e università

L’antimafia è una parola forte. “È una bella cosa”, come ha detto il giornalista Riccardo Orioles un paio d’anni fa e, indubbiamente, lo è. Ma, come tutte le cose belle, merita che tutti  o almeno più persone possibili, possano servirsi di questa sua bellezza, specie se poi, ciò che ne viene fuori, sia un modo nuovo per creare qualcosa. ripensare-lantimafia-400x215È in questo senso che il 4 aprile scorso, a Palermo, nell’ambito del convegno “Ripensare l’antimafia”, è stata presentata una convenzione tra la Direzione nazionale antimafia, la Commissione parlamentare antimafia, l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e l’università di Palermo, il cui scopo risulta essere di un certo impatto. La “partnership”, appena costituitasi, da una parte permetterà agli studiosi e ai ricercatori delle due università di accedere alle banche dati della Procura Nazionale Antimafia, dall’altra creerà i presupposti per un percorso, che vedrà coinvolti gli studiosi e la Commissione parlamentare antimafia, il cui obiettivo sarà quella di trovare nuovi sistemi di lotta alla criminalità organizzata. Qualcosa di nuovo, insomma. Una “prima volta” non irrilevante.
In una maniera concreta e pratica, anche le due università avranno un ruolo preciso nella lotta alle mafie. Saranno a disposizione, infatti, materiali su misure interdittive antimafia, sequestri e confische, per avere una descrizione aggiornata delle forme di infiltrazione delle mafie nell’economia del nostro paese.

Al convegno del 4 aprile, che è stato organizzato dal Dipartimento degli Studi Europei e dell’Integrazione Internazionale (Dems), in collaborazione con la Fondazione Progetto Legalità, hanno partecipato, Giovanni Fiandaca, direttore del Dems, Rosy Bindi, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione, Filippo Bubbico, vice ministro dell’Interno, Simona Vicari, sottosegretario allo Sviluppo Economico, il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, il professor Gabrio Forti, docente e preside della facoltà di Giurisprudenza della Cattolica Cattolica e direttore del Centro Studi “Federico Stella” sulla giustizia penale e la politica criminale e Roberto Lagalla, Rettore dell’Università di Palermo (il video).

 

Attilio Occhipinti

 

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