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Sogno di una notte di mezza sbornia

Liberamente tratto dalla commedia “La fortuna si diverte” di Athos Setti, “Sogno di una notte di mezza sbornia” di Eduarto De Filippo prosegue il cartellone 2013/2014 del  teatro Verga di Catania. È stata in cartello dall’1 al 6 Aprile, con sogni, premonizioni e vincite.De Filippo
Composta nel 1936 da uno dei capisaldi della scena teatrale dello scorso secolo, la commedia, prodotta da Elledieffe – La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, è frutto del lavoro di riscoperta delle opere del padre (anche quelle meno conosciute) avviata già da tempo da Luca De Filippo, e dei grandissimi nomi del cast tecnico. Tra questi, infatti, si annoverano artisti del calibro del napoletano Armando Pugliese, regista, dei pluripremiati Bruno Buonincontri e Silvia Polidori alle scene e ai costumi, di Stefano Stacchini alle luci e, infine, del pianista, compositore e direttore d’orchestra italiano Nicola Piovani per le musiche.
Legato a De Filippo come ad un maestro, Pugliese spiega come: «Al centro della vicenda c’è il popolare gioco del lotto, ma qui la scommessa si pone fra la vita e la morte e i rapporti sono fra il mondo dei vivi e il mondo dei morti. Nello sviluppo della commedia è inoltre presenza sostanziale la comunità dei familiari e degli amici, stretta intorno al protagonista ed al suo dramma forse più per egoistico interesse personale che per solidarietà e sostegno, una comunità grazie alla quale Eduardo ha potuto declinare il carattere corale e sfaccettato della sua drammaturgia. E poi, soprattutto, c’è il finale che non chiude, ma rilancia una sorpresa che non si consuma mai, fra gioco dell’esistenza e gioco della scena».

Ma veniamo alla trama: una notte, allo squattrinato Pasquale Grifone (Luca De Filippo), annebbiato dai fumi dell’alcol, viene in sogno Dante Alighieri il quale, volendolo ringraziare per la presenza di un suo mezzo busto in salotto, decide di dargli in dono i numeri vincenti al lotto. Entusiasta per il regalo ricevuto, Pasquale non può tuttavia fare a meno di chiedere il significato di quei numeri e così, dopo non poche esitazioni, il poeta-sciamano confessa: “8 13 52 e 90, tu morirai fra otto mesi, alle ore tredici, all’età di cinquantadue anni, novanta giorni dopo il tuo compleanno!”.
De Filippo 2Esauditasi la profezia del lotto, terrorizzato che la naturale conseguenza di questo possa essere l’avverarsi anche della seconda, di quella del lutto, il povero Pasquale vorrebbe cercare conforto nella sua famiglia; ma né la moglie Filomena (Carolina Rosi), né il figlio Arturo (Giovanni Allocca), né la figlia Gina (Giulia Pica), riescono a provare rammarico per la sorte nefanda riservata al povero Pasquale, troppo impegnati a gioire ed esultare per l’avvenuta vincita milionaria.
Arrivisti senza merito, arricchitisi mediante un sacrificio nemmeno troppo sentito, la famiglia Grifone, dalla misera condizione in cui vessava, vivrà momenti felici sulle spalle del non altrettanto felice padre, che, a differenza dei familiari, continuerà a vivere una vita modesta, nell’attesa dell’arrivo della morte annunciata.

La commedia popolare edoardiana, quindi, interpreta a modo suo l’arte e la vita: Dante, da poeta – vate, diviene santone e nume tutelare di una famiglia che, invece di provare rammarico e rabbia, prova indifferenza e fastidio per la disgrazia profetizzata al marito e che non conosce altro valore se non quello dell’apparenza, dell’interesse personale e del denaro .
Dopo aver divertito ininterrottamente il pubblico per due atti con i coloratissimi giochi di parole che solo il dialetto concede, gesti grotteschi e pose sgraziate, il finale in sospeso purtroppo ci lascia solo sperare che il povero Pasquale si sia potuto prendere una meritata rivincita sui suoi familiari, rimanendo vivo a discapito dei loro desideri e progetti.

 

Martina Toscano

 

 

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