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Flussi migratori e sistemi mafiosi

Due giorni fa, presso l’auditorium “De Carlo” del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, si è svolto un incontro sul tema dei flussi immigratori e dei sistemi mafiosi. Presenti all’incontro, oltre alle associazioni come Libera, Arci Catania, Amnesty International, anche il direttore del C.A.R.A. di Mineo e alcuni docenti della facoltà. Ospite di riguardo, il magistrato Antonino Ingroia. L’incontro si è aperto con brevi interventi sull’introduzione della tematica dai diversi punti di vista dei relatori. Ingroia ha posto al pubblico alcune domande sulla relazione tra immigrazione e mafie e sul reale effetto delle politiche passate e attuali in materia. È emerso che le politiche restrittive hanno rafforzato il legame tra immigrazione e mafia, la seconda si serve, infatti, della prima anche per mimetizzarsi e portare avanti i suoi interessi illeciti. Il presidente del C.A.R.A. definisce i sistemi di accoglienza ingolfati degli ampi flussi migratori e quindi poco funzionali. Interessante è stato l’intervento di un esponente dell’ARCI, il quale ha puntato l’attenzione sulla segregazione come modello attuale di accoglienza, auspicando il superamento del modello detentivo.

Il dibattito cambia rotta

Il dibattito, poi, si è spostato sulla situazione del C.A.R.A. di Mineo e, quindi, sulle condizioni degli immigrati. Locandina Flussi migratori e sistemi mafiosi 26_03_14Ad aprire la diatriba è stata una volontaria del Centro Astalli di Catania, la quale, a causa di un disguido, non era stata inserita nella lista degli interventi. Inizia il suo intervento attaccando il C.A.R.A., chiedendo cosa succede realmente dentro il centro e se ci sia barlume di legalità. E’ questo il posto ideale per l’attecchimento dell’illegalità? A questo sono seguiti altri interventi di alcuni studenti che hanno decisamente spostato l’asse dell’incontro, con una conseguente “ghigliottina” del Prof. Famoso. Il presidente del C.A.R.A., duramente attaccato per le condizioni del centro, il caso di suicidio di qualche tempo fa, i casi di prostituzione, il sovraffollamento, la mancanza di assistenza sanitaria  e tutto ciò che sappiamo sulle condizioni degli immigrati, ha avuto l’occasione di rispondere alle accuse. Ha affermato che nel centro lavora personale competente e che la lentezza dell’iter del permesso di soggiorno è causato dalla lentezza burocratica. Chiude la diatriba, alquanto accesa, incentrata sulle condizioni degli immigrati nel C.A.R.A., l’ospite Ingroia. Il magistrato si chiede perché non sia stato rispettato il tema iniziale. La risposta sta nell’indignazione che si prova, poiché le cose nel nostro Paese non vanno nel verso giusto. Le scelte “particolari” delle politiche passate, non hanno fatto altro che portare avanti legislazioni che favoriscono certi sistemi non proprio virtuosi, come la Bossi-Fini. Stessa cosa è successa in materia di proibizionismo con la Fini-Giovanardi, la quale ha di fatto accresciuto il problema. Il problema, oggi, risiede nel modo in cui si giudica l’immigrato, cioè per il suo status e non per il suo comportamento.

Federica Monello

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