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Street art…che?

Giovedì 13 Marzo si è svolto al Teatro Coppola di Catania un incontro sulla street art. L’evento, organizzato da Ateneo Libertario, si inserisce all’interno della rassegna “L’Isola Plurale”. L’incontro voleva essere un dibattito su cosa è la street art, sui motivi che spingono gli artisti ad operare, ma soprattutto è stato un incontro tra la realtà catanese e quella milanese.

Pao

562913_10151584690706364_1351058664_nOspite d’eccezione era infatti Pao, noto street artist milanese che opera da più di quattordici anni. L’artista ha raccontato la sua esperienza, che è iniziata come uno sfogo verso la grigia Milano. Così sono nati i primi pinguini sui paracarri stradali. L’intento era, appunto, quello di rendere più allegra una città piena di palazzi e smog. Pao passa così a raccontare, attraverso le immagini, come sono nate alcune sue opere, sia quelle milanesi che quelle disseminate in Italia. Da sfogo alla paranoia milanese, l’opera di Pao è diventata sistematica e ha trovato non solo il favore del pubblico, ma anche il loro aiuto, come è avvenuto nel “rifacimento” di una piazza meneghina che vive una nuova vita colorata da diversi smile. Pao ha anche aperto uno studio artistico dove concilia la sua arte al lavoro di grafico.

Catania

1017708_594265540625010_226371352_nDalla realtà milanese ci si è spostati a quella nostrana. Catania, infatti, è molto attiva da questo punto di vista. Non c’è angolo della città dove non troviamo uno stencil, un graffito, una curiosa installazione che ci fa riflettere su diversi temi. Cartelli stradali che vietano ai catanesi la mafia e l’omertà. Esternazioni lapalissiane e colorite alla costruzione di Piazza Europa o all’abbattimento del ponte di Tondo Gioieni. Il caratteristico mercato del pesce lascia costantemente nella zona quel male odore?  Bene, allora spunta un grande Arbre Magic che diventa “Fish Magic alla Tunnunina”.  Un’opera abbandonata a se stessa come la statua borbonica di via Dusmet, sostiene temi importanti: dalla vivisezione, recando una gabbietta sul dito, alla questione Muos, con il cartello NO MUOS. Critiche artistiche a problemi reali della città spingono i cittadini alla riflessione e le Istituzioni all’azione. Personaggi come uno scimpanzé o un indiano esclamano che Catania è una giungla. Queste e altre opere e installazioni sono state presentate dai gruppi: Res Publlica Temporanea, Hp Crew – Hardcore Paesano, Inda-Street, PoP.A.P., Polis Graphics, Emanuele “Poki”, Davide “Pax”, Alessandro Grasso, Luca Prete.

Il dibattito

In seguito, il dibattito si è spostato sul tema della liceità delle opere e su come rapportarsi con le Istituzioni quando chiedono all’artista di collaborare.1920241_10151891102731364_1045878625_n Pao afferma che non è facile capire se le istituzioni vogliono dare solamente un “contentino” agli artisti offrendo degli spazi, ma l’artista deve comunque sfruttare l’occasione. Più di “chiusura verso le istituzioni” è l’opinione di un artista catanese, che vede troppi paletti posti all’arte, nell’eseguire una collaborazione. Suggella questa idea il noto cantautore Cesare Basile che, intervenendo nel dibattito, afferma la sua avversità alle istituzioni. Egli ricorda come molti anni fa, dei graffiti fatti da ragazzi alla Centrale del Latte, sono oggi esposti in un museo d’arte contemporanea negli States. Segno questo che l’appropriazione di un posto deturpato e abbandonato non serve solo a ridargli vita ma è soprattutto arte. La base della street art è proprio questo: usare, reinventare e riappropriarsi di posti che ci appartengono. Arte è sottrazione di spazi al potere per poterli vivere liberamente. L’arte non ha bisogno di permessi. Questo è il pensiero di Basile che chiude il dibattito rispondendo così alla domanda retorica che si poneva l’incontro: Street art…che? 
Dall’ incontro tra Pao e gli artisti catanesi sono nate delle opere che colorano diverse zone della città, dalla Civita a via Landolina, via Dusmet, via Imbriani, via Cancelliere, via De Felice al Campo Teodoro Liberato.
Se, camminando per le strade catanesi, non hai notato nulla di tutto ciò, allora apri gli occhi e la mente all’arte urbana.

Federica Monello

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