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Lettera ai vincitori del premio Sperduti

Cari Aurora, Marco ed Elsa,

vi scrivo per ringraziarvi a nome di tutta l’associazione che rappresento per il vostro generoso sforzo e per il vostro gesto di destinare parte del premio del concorso “Giuseppe Sperduti” a Generazione Zero. Con questo denaro potremo provvedere ad una delle svariate attività che tengono in vita le nostre realtà telematiche, coprire qualche costo di gestione, dare un po’ di fiato alle casse della nostra organizzazione.
Il vostro gesto è di per sé simbolico: da una parte mette in luce l’unità che il nostro gruppo continua ad impastare; dall’altra tributa all’associazione il riconoscimento dei meriti che ha avuto anche in contesti collaterali al proprio operato. Attraverso passi come questi si costruisce un’osmosi importante, si consolida il gruppo, si aprono prospettive per il nostro impegno, si crea fiducia (in se stessi come organizzazione e nel futuro). E poi, in generale, attraverso la nostra aggregazione, si fa qualcosa per gli altri, si fa qualcosa per cercare di migliorare la realtà che viviamo.
Del resto, sapete benissimo che la situazione del paese in cui viviamo è nefasta. La corruzione dilaga, il movimento antimafia subisce colpi e contraccolpi, lo Stato viene additato come complice, se non come assassino, in un processo in cui siamo tutti chiamati a testimoniare. Dentro e fuori le galere si calpestano i diritti umani, sempre meno garantiti da una giustizia a portata di portafogli: mentre, si imbastiscono guerre con la scusa di tutelare la dignità dell’uomo in paesi lontani e martoriati, i poteri peggiori di questa società farisea dimenticano le nostre miserie, usano due pesi e due misure. Lo stesso senso della parola “diritto” è oggi messo in discussione, minato alle basi, assaltato da franchi tiratori e cecchini organizzati, da manipoli prezzolati, dai salotti che hanno dimenticato chi non ha neppure la casa. I fondamenti stessi del vivere civile, le ragioni che ci hanno mosso alla costruzione dello Stato, si vanno svendendo.
Noi, in un momento come questo, abbiamo scelto e scegliamo di mettere la persona al centro di questi diritti, di non lasciare che, assieme ad essi, gli uomini e le donne vengano brutalizzati e ridotti a fantasmi rarefatti, ad astrazione numerica di cifre e pantomime elettorali. Questo nostro impegno, che è una goccia nel mare delle tante imprese che ci racconta il mondo dell’associazionismo, è controcorrente, ostacolato, difficile. Ma non impossibile.
Non ci possiamo piegare all’idea di futuro, all’idea di umanità che ci viene imposta quotidianamente. Con mezzi diversi e diverse opinioni, nella nostra piccolezza, dobbiamo portare a termine un percorso che miri proprio a rompere il muro monocromatico di chi crede a una giustizia anonima, fredda, chiusa nei corridoi kafkiani dei tribunali. In una parola, a una legge inumana, giustificata sottovoce dal diritto della forza, dal darwinismo sociale, dal cinismo di chi non ha coraggio, rafforzata da un esercito di quaquaraquà. Non vogliamo credere ad una giustizia legittimata ad alta voce dai cavilli e da una flessibile predisposizione a difendere i diritti del condannato solo quando è milionario, sorretta dai ragionamenti farraginosi di astuti azzeccagarbugli e da sfacciati pubblicani.
Per questo il vostro gesto assume una certa carica simbolica, perché è incastrato in un contesto di una certa pesantezza, in un momento di crisi. E diventa un’occasione per ricordarci il perché delle nostre attività e spronarci ad affrontare con coraggio e passione la sfida di un altro mondo possibile. Dare un senso ultimo alle cose.

Grazie

Giulio Pitroso

Presidente di Generazione Zero

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