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Food Sharing

Qualche settimana fa passeggiando in Via Etnea, a Catania, in tarda serata, davanti ad un rinomato bar, notai un sacco della spazzatura che mi lasciò perplessa. Vi chiederete, come può della spazzatura lasciare un interrogativo? Ebbene sì, è possibile. Quel sacco era pieno di pizzette mignon che, credetemi, facevano venire un leggero languore alla sola vista. Mi sono chiesta: perché buttare via del cibo quando in città c’è gente che non ha di che mangiare? Non sarebbe meglio donarlo? Tornata a casa, un po’ delusa da quanto visto per strada, ho scoperto sul web che in Germania, su iniziativa di Valentin Thum e Stefan Kreutzberg, è nato il food sharing. Il progetto nasce con l’intento di dire no allo spreco di cibo. Lo si fa attraverso un sito che gestisce operativamente lo scambio di alimenti. Basta registrarsi sul sito, mettere in evidenza quello che si può dare via, quando scadrà e dove ci si trova. Il sito diventa una piattaforma dove privati e negozianti mettono a disposizione il loro surplus gratuitamente.

Food Sharing Ragusa

In Sicilia esiste un servizio del genere? Per quanto scettico poteva essere il mio primo pensiero, i fatti gli hanno dato torto. Infatti, esiste e nemmeno lontano da me, anzi nella mia provincia, Ragusa. Spulciando su internet ho scoperto l’esistenza di Food Sharing Ragusa. Il sistema è come l’originale tedesco, negozi di alimentari, supermercati, bar, ristoranti, panifici, produttori agricoli, associazioni di volontariato, Onlus e semplici cittadini possono registrarsi e mettere a disposizione le loro eccedenze alimentari. Si può partecipare attivamente al progetto come utente di base e come volontario. L’utente di base potrà condividere prodotti alimentari e non, tramite il sito, come donatore o beneficiario. È possibile partecipare come volontario promuovendo l’iniziativa di food sharing nel proprio quartiere, nella propria cerchia di amici e conoscenti. Per saperne di più, abbiamo sentito Paolo Frasca, uno dei promotori. Paolo ci ha spiegato che al momento non hanno un sede, o meglio, che la loro sede è il web, tramite il blog e la fanpage su Facebook. Lasciamo che il donatore e il beneficiario concordino insieme le modalità di consegna e ritiro. Una volta partito il progetto in rete, ogni quartiere della città potrebbe dotarsi di un punto di food sharing, un posto dove ciascun abitante possa conferire le proprie eccedenze per poi donarle o scambiarle con altre persone. Importante è sapere che non si condividono solo generi alimentari ma anche libri, indumenti, giocattoli per bambini, e altri oggetti di uso quotidiano. Il progetto anche se da poco attivo sta già suscitando l’interesse di molti e il prossimo passo sarà quello di divulgarlo presso le scuole”.

Social street

Complementare al food sharing è il Social street, che rappresenta lo scambio di idee, cose, competenze da condividere con i propri vicini.social street Lo scopo di Social street è di far sì che gli abitanti di uno stesso quartiere imparino a condividere, oltre lo spazio abitativo, anche la propria vita e i propri interessi. Un quartiere non è solo un susseguirsi di case ma è fatto di persone che instaurano un legame, condividono necessità, si scambiano professionalità e conoscenze, portano avanti progetti collettivi di interesse comune per trarre tutti i benefici derivanti da una maggiore interazione sociale. L’idea è nata dall’esperienza del gruppo Facebook “Residenti in Via Fondazza – Bologna” iniziata nel settembre 2013. Pian piano l’iniziativa si è diffusa in tutta Italia con successo. Ragusa, anche su questo fronte, è attiva con il quartiere nei dintorni di Via Archimede.
Food sharing e Social street sono l’esempio di come la tecnologia può rappresentare un trampolino per far diventare lo spreco una risorsa e per migliorare i rapporti sociali tra vicini e, quindi, la vita nei quartieri.

 

Federica Monello

 

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