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La protesta dei Forconi

La protesta del Movimento dei Forconi debuttò nel gennaio del 2012 quando per cinque giorni,dal 16 al 20, vennero creati presidi permanenti che bloccavano i caselli autostradali del catanese,le principali arterie siciliane come le SS 514 e 194, l’A19 e molte altre. L’intento era quello di bloccare le merci in entrata e uscita dall’isola come segno di protesta contro il caro benzina e l’assenza di una tariffa agevolata per gli autotrasportatori. Insieme ai Forconi protestava il Movimento Forza d’Urto con operai, pescatori, braccianti agricoli, autotrasportatori dai colori politici più svariati ma col prevalere di una sfumatura nera. La protesta, non solo mise a secco le scorte di carburante e alimentari di tutta l’isola, ma fece marcire una gran quantità di merce, che era, dopo i giorni della protesta, oramai invendibile. Una protesta che perseguiva un giusto ideale ma che bloccava, con i modi, una terra già paralizzata dalla crisi in tutte le sue forme. Luci ed ombre si alternano sugli attori di questa protesta. Le ombre sono a tratti talmente scure da tendere al nero pesto di un partito come Forza Nuova, o al nero della violenza associato alle minacce fatte a vari commercianti per aderire alla protesta. Fino alla presunta, assente secondo i Forconi, presenza mafiosa.
Dopo quasi due anni la protesta è tornata e questa volta ha attraversato lo stretto. Diverse regioni hanno visto cortei, presidi e blocchi con volantinaggio che hanno rallentato il traffico e causato qualche disagio. Scontri violenti si sono verificati a Torino, mentre scene atipiche hanno visto, a Torino come a Genova, poliziotti levarsi il casco. Gesto interpretato come vicinanza alla protesta, ma in realtà dovuto al venir meno della tensione e quindi di una sua necessità.

La protesta in Sicilia

In Sicilia, dove quasi due anni fa iniziò tutto, la situazione è apparsa tranquilla, quasi un flop rispetto a ciò che Mariano Ferro, leader del movimento, aveva dichiarato. Si voleva bloccare la Sicilia per poi “marciare su Roma”. La protesta in Sicilia, iniziata domenica notte, ha visto un centinaio di persone che facevano volantinaggio presso il casello di San Gregorio (CT). Inizialmente c’è stato un momento di nervosismo tra i manifestanti, causato da un piccolo gruppo di Forza Nuova, che ha messo un po’ di tensione con fumogeni e insulti alla Polizia. Questori e prefetti erano stati chiari con i “Forconi”: nessuna possibilità di raggruppamenti presso le arterie viarie delle autostrade, forti dell’esperienza passata. Lunedì mattina, infatti, la situazione era abbastanza calma, nessun blocco sulla “Ragusana”, tantomeno nella 194. La protesta è stata canalizzata nella manifestazione di Piazza Università a Catania, che è rimasta la base dei “forconi”, in quanto i presidi ai caselli sono stati abbandonati. Verso le 19 di ieri un corteo non autorizzato ha percorso la via Etnea con uno striscione recante la scritta “Italia Sovrana”. Il corteo, di circa duecento persone, ha causato rallentamenti al traffico. In via Etnea, all’altezza di via Umberto, qualche manifestante ha discusso con le forze armate in borghese per la mancata autorizzazione, ma i primi rassicuravano i secondi sulla “pacificità” del corteo, che tale è stato. Una presenza tutta maschile, dai 18 ai 60 anni. I “forconi” invitavano la gente a unirsi alla protesta rincarando l’invito ai negozianti, con l’inno d’Italia e altri slogan cantati a mo’ di coro da stadio, nel mezzo i discorsi dei vari manifestanti.

Federica Monello

 

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