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Il caos anti-Occamistico della politica italiana

Il «rasoio di Ockham» […] apre la strada ad un tipo di considerazione « economica » che riapparirà  in indirizzi filosofici molto moderni: ad una concezione cioè che tende ad escludere, in nome dell’economicità, dal mondo e dalla scienza tutti gli enti e i concetti superflui, primi fra gli altri gli enti e i concetti meramente metafisici.

Ludovico Geymonat

Guglielmo d’Ockham ai giorni nostri

Chi ha detto che la filosofia non può essere un utile metro di giudizio sulla follia della politica odierna? In particolare l’insanità mentale che porta alla moltiplicazione indiscriminata ed insensata degli agglomerati di mera opinione del Belpaese, meglio conosciuti come “partiti politici”? Chiunque abbia mai affermato qualcosa del genere sbaglia di grosso. In nostro aiuto sopraggiunge un filosofo della tarda scolastica medievale, Guglielmo d’Ockham (1295 – 1349). Questo filosofo, nonché monaco francescano, aveva già compreso, ben quasi mille anni fa, della necessità improcrastinabile della semplificazione, della cosiddetta economia concettuale, tesa a spazzare via tutti quegli inutili orpelli che rendono semplicemente incomprensibile buona parte dello scibile umano. Quella sua invenzione teorica, il ben noto Rasoio di Ockham, poteva liberarci da ogni male (retorico) nei secoli dei secoli, amen. Qui, di prepotenza, entra il discorso della nostra politica attuale. Siamo immersi, probabilmente, nell’epoca politica nella quale è più evidente il gap fra politica e paese reale. Il centro-destra italiano, immerso a spada tratta nella difesa del suo leader fondatore, Silvio Berlusconi, si è, “saggiamente”, biforcato in Forza Italia e nell’ancor poco decifrabile Nuovo Centrodestra, cui fa capo Angelino Alfano. Entrambi giurano fedeltà al “Cavaliere” e solo il secondo schieramento menzionato giura fedeltà al governo delle larghe intese. Il Partito Democratico, dopo il caos dei tesseramenti, vive di lottizzazione continua, fra le correnti dei tre aspiranti segretari (Renzi, Cuperlo e Civati). Il Movimento 5 Stelle non fa altro che stendere proclami di opposizione a tutto ed a tutti, complicandosi l’esistenza già abbastanza da solo. Grillo e Casaleggio orchestrano un coro senza voci. Il cosiddetto Centro oscilla da una UDC, alla ricerca incessante dell’appoggio, a questo o quell’altro schieramento, fino a Scelta Civica che si è frammentata in due per i dissidi del ministro Mauro con l’ex premier Monti. SEL risente ancora dei colpi auto-inferti dalle “goliardiche” trovate del proprio leader, Nichi Vendola. La sinistra extra-parlamentare, come sempre, gioca a rimpiattino nella speranza, vana, di scoprire quale sia il partito o il movimento più “figo” e comunista degli altri. La destra extraparlamentare, al solito, è nostalgica dei “gloriosi” tempi del libro e del moschetto. Bene, bisogna dire che caos è una parola piuttosto riduttiva per descrivere questo sfascio.  

Il “rasoio” applicato alla politica

Vorremo proporre, adesso, un interessante esperimento. Cosa accadrebbe se applicassimo rigidamente il Rasoio di Ockham alla nostra attuale politica caduta in disgrazia? I risultati, manco a dirlo, sarebbero alquanto scontati e senza remissione di peccato alcuna. Il centro-destra italiano, in primis, verrebbe spazzato via per l’inconsistenza delle sue scissioni: semplifica e semplifica, fra retorica di partito e altro, rimarrebbe alla fine ben poco. Stesso destino per i democratici: semplificate le correnti e la loro influenza sul sempre più risicato apparato centrale, cesserebbe semplicemente di esistere. Sul M5S, poco da dire, visto che, andando sempre più avanti, il darwinismo sociale ha già compiuto ampiamente la sua opera. Il “grande Centro” verrebbe asfaltato senza dubbio: anche perché, come sembra palese, è il PD che sta raccogliendo la tanto agognata, dai centristi, eredità democristiana. SEL rischia di essere travolta per l’incoscienza del proprio leader, come accadde alla quasi defunta Italia dei Valori: un altro zac del rasoio.

Ora, la sterilità dei numerosi assembramenti, sia di destra che di sinistra estrema, sarebbero le prime vittime di questo processo perentorio di mutilazione. In fondo, quale utilità possono dimostrare, al fine politico del miglioramento della sofferta situazione del paese reale, movimenti come Forza Nuova o il Partito Marxista-Leninista? Guglielmo di Ockham, in barba ai precetti amorevoli dell’ordine francescano, si divertirebbe alquanto a tagliare a destra e a manca determinati soggetti politici. Concludiamo asserendo che il nostro discorso, a metà fra tristemente serio ed amaramente faceto, non vuole essere un elogio al disimpegno, alla strafottenza ed all’anti-politica. Bisogna però, date le premesse appena esposte, tenere bene a mente che una politica che merita rispetto è quella che si occupa del benessere del cittadino, qualsiasi opinione, colore della pelle o sesso esso abbia. Qualora la politica non si interessasse a portare a termine questo compito, essa non meriterebbe nemmeno più quell’appellativo che la contraddistingue e la pone, sempre più, anni luce lontana da ciò che effettivamente accade ogni giorno.

Simone Bellitto             

 

 

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