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Elezioni Cile: la lotta studentesca arriva in Parlamento

Al ballottaggio il 15 dicembre

Una manciata di voti in più e la socialista Michelle Bachelet avrebbe vinto al primo turno. Questo l’esito delle elezioni presidenziali cilene, svoltesi domenica 17, che hanno visto la coalizione di sinistra, Nueva Mayoria (formata da socialisti, cristiano-democratici e comunisti), guidata dalla stessa Bachelet, superare con un netto 46,6% le altre otto liste candidate. Un risultato significativo, se si tiene conto che la seconda lista classificata, la coalizione di destra Alleanza per il Cile (già al governo con l’attuale presidente Sebastian Piñera), guidata da Evelyn Matthei, sia arrivata appena al 25%. Nonostante le cifre siano significative, le urne non sono state in grado di decretare al primo turno la piena elezione di nessun schieramento: sarà il ballottaggio fissato per il 15 dicembre a decidere chi tra Bachelet e Matthei prenderà in mano il nuovo esecutivo. Una sfida che si appresta ad essere non solo politica, ma anche umana, visto il quadro dei rapporti familiari delle due candidate: il padre della Bachelet, Alberto, amico della famiglia Matthei e sostenitore del Governo di Allende, venne torturato ed ucciso con il beneplacito di Fernando Matthei, padre di Evelyn e comandante in capo dell’aeronautica cilena, ai tempi del golpe fascista.

Le lotte studentesche e il grigiore italiano

Se la vittoria della socialista Bachelet potrà essere smentita al ballottaggio, rimangono, invece, sicure le vittorie elettorali di alcuni giovani provenienti dai movimenti studenteschi, schierati nelle file dei partiti di sinistra: la celebre Camila Vallejo (ex Presidente della Federazione degli studenti dell’Università del Cile), che insieme a Karol Cariola è stata eletta con il Partido Comunista, Giorgio Jackson di Revolucion Democratica e Gabriel Boric di Izquierda Autonoma.
Un dato, quello dell’elezione al Parlamento di giovani provenienti dai movimenti studenteschi, dal duplice significato: da un lato, l’affermazione di quanto già avvenuto nei restanti Paesi del mondo latino-americano e di quanto sta avvenendo in alcuni dei Paesi europei (Francia, Portogallo, Grecia), nei quali la sinistra è riuscita ad affermarsi nei rispettivi Parlamenti; e, dall’altro, la totale mancanza di interesse della sinistra italiana nel volersi innovare e nel mettere in campo nuovi volti, immersa perennemente in un fallimentare esercizio politico fatto di primarie e congressi. Guardando la situazione dall’Italia, sembra quasi che il Cile appartenga ad un altro mondo.

Giuseppe Cugnata

 

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