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Quanto vale una tessera “Democratica”?

Normale amministrazione

Quanti giorni sono passati dall’ultima volta che, in tv, alla radio o sul web, non abbiamo udito almeno una notizia riguardante una bega ascrivibile a uno dei tre partiti principali sulla piazza parlamentare odierna: PD, PDL o Movimento 5 Stelle? Di certo, non passa giorno senza una nuova chicca di qualsivoglia tipo. Questa volta ci occupiamo di un piccolo cataclisma che si sta abbattendo sul Partito Democratico, ad un passo dal nuovo congresso di partito. La vicenda che, probabilmente, sta mettendo a nudo l’enorme frammentazione e “correntismo” del partito è quella relativa ai cosiddetti tesseramenti “gonfiati”. A quanto pare sembra che sia scoppiata un’ondata di nuovi tesseramenti “democratici” anomala e leggermente strana: il sospetto è quello di un’alterazione dei livelli di partecipazione al partito. Ovviamente ciò significherebbe un tentativo (malriuscito, per altro) di dare l’immagine di un partito dai numeri sempre più grandi in un momento di forte contrazione negativa, invece. Manco a dirlo, scoppia la bufera fra le principali “anime” democratiche che stanno lottando all’ultimo sangue per la leadership del partito. Gianni Cuperlo, primo fra gli avversari di Matteo Renzi per la carica, esige pulizie e trasparenza, chiedendo addirittura lo stop al tesseramento per frenare la “degenerazione”. Giuseppe Civati, a sua volta, accusa Cuperlo di usare la sua denuncia in modo “strumentale” (odioso e abusatissimo termine in politichese, oramai) e rivendica di essere stato il primo a mettere nero su bianco questi misfatti. Renzi, dal canto suo, sostiene che non si possono cambiare le regole in corso, e, nel frattempo, gode dell’acquisto di nuovi “renziani” da i più disparati punti d’arrivo politici. Nel frattempo il Niagara di iscrizioni prosegue. A Frosinone, Cosenza, Caserta e Piacenza si registrano i casi più emblematici ed inquietanti. Uno spropositato numero di “tessere bianche” fluisce ininterrottamente verso la base. Rimembriamo che manca ancora più di un mese al termine ultimo del congresso, l’8 dicembre.

Radiografie

È interessante notare come non ci si può stupire, oggi, di certe pratiche che non sembrano morire mai. Il caso Democratico è un emblematico caso di sfida alla logica del buon senso e della ragion di Stato. Tesseramenti record spropositati si erano già registrati in passato nelle file del PDL, ma, ancor più emblematico, a nostro parere, è il raffronto fra l’odierno PD e quel grande, numericamente parlando, partito che del tesseramento spropositato aveva fatto una sorta di bandiera: la Democrazia Cristiana. Le analogie fra democratici e democristiani iniziano a diventare sempre più inquietanti. Un presidente del consiglio simil-immobilista come Enrico Letta assomiglia a un immobilista di ferro quale fu Aldo Moro. Le riunioni ed i “ritiri spirituali” in abbazia. Il correntismo sfrenato assomiglia molto a quello pentapartitico: all’incirca sembrano almeno una ventina le correnti, dichiarate o meno che affiorano nell’odierno PD. Bersaniani, renziani, dalemiani. Qualcosa in comune con dorotei, fanfaniani e morotei ci dovrà pur essere. D’altronde la politica della controversia di partito, quali il sospetto di tesseramenti non presumibilmente ortodossi, era una pratica che la DC, nel suo “occupare lo Stato” professò per decenni. Chissà se verrà fatta luce sulla vicenda tesseramento “democratico”. Chissà se verrà fatta pulizia. Il dubbio è legittimo. Che cosa ne sarà di questa Italia, alla fine, se la bega di partito è diventata la norma ed i problemi del paese reale sono diventati meri optional? O, peggio ancora, carne da cannone elettorale?

Simone Bellitto      

 

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