Antonio Ingroia sa
Venerdì 30 Settembre, Palazzo della Cultura di Modica (RG). La sala è strapiena: c’è Antonio Ingroia. “Io so” è il nome del suo libro, quello che è venuto a presentare con l’ausilio del club UNESCO. Questo incontro è un modo per riprendere il discorso interrotto qualche mese fa, prima della candidatura a premier del magistrato siciliano, un modo per ripercorrere i gradini di una scala impervia che dovrebbe portare, secondo l’ottimismo di Ingroia e ancor prima di Giovanni Falcone, a sconfiggere la mafia. Guidato dagli interventi del giornalista Angelo Dinatale, l’ex procuratore di Palermo ripercorre i tempi di Cesare Terranova, procuratore di Palermo negli anni ’60, il primo a considerare la mafia un’organizzazione criminale nel senso moderno. Passa per Falcone e Borsellino, con il famoso fascicolo sulle collusioni tra imprenditoria, mafia e politica, per terminare con la sua stessa storia. Ingroia dice di “scorgere un nuovo gradino, sul quale spera di mettere un giorno piede: i rapporti internazionali delle mafie”. Il libro è un focus attento sulla celebre trattativa Stato-Mafia, giunta ormai al culmine della vicenda processuale. “Mentre i magistrati morivano – racconta Ingroia – uomini fedeli, e sottolineo fedeli, allo Stato trattavano con la Mafia al fine di preservare le loro vite. È appurato infatti che la trattativa si aprì in seguito all’omicidio di Salvo Lima, considerato un protetto, per salvare la vita di altri 7-8 politici inseriti in un elenco. Al primo posto vi era Caloggero Mannino. Fu proprio lui ad aprire questa trattativa”.
Berlusconi, Napolitano, la nostra classe dirigente
L’incontro è stato anche un momento per ribadire la propria partecipazione alla vita politica del Paese, rilanciando Azione Civile quale movimento fondato sui valori di giustizia sociale e antimafia, cari ad Antonio Ingroia. Infine, rispondendo alle domande dei giornalisti presenti, il magistrato siciliano glissa sui problemi giudiziari del senatore Berlusconi: “di fronte un pregiudicato per un reato così grave come la frode fiscale mi pare si sia perso un po’ troppo tempo con le vicende di Berlusconi”. Si sofferma sul siparietto con il Capo dello Stato, Napolitano, pur non condividendone le scelte politiche, afferma la profonda stima, riconoscendolo come “unico vero leader politico nelle istituzioni: è Capo dello Stato, Capo del Governo e Capo della Magistratura. Capo di tutto”. Punta il dito contro l’immobilismo politico nei riguardi della lotta alla mafia: “benché il potere criminale mafioso sia un’emergenza, non rappresenta una priorità per la politica, tant’è che la Commissione Parlamentare Antimafia non è stata ancora costituita. C’è una totale paralisi della politica e questa è una grave dimostrazione del disinteresse della classe dirigente”. Infine, una parentesi sulle sue vicende personali, sugli attacchi ricevuti come Pubblico Ministero: ma quanto costa cercare la verità? “Di sicuro molto, ma io non mi spavento, non mi sono spaventato nemmeno della mafia, figuriamoci di questi attacchi”.
Simone Lo Presti
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