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Un altro tassello nello scacchiere Sudamericano

Non sono passate che quattro settimane dall’inizio del nuovo mandato e il Presidente ecuadoriano Rafael Correa ha già messo a segno il primo colpo. Tramite il consenso degli altri Stati membri (Brasile, Venezuela, Argentina, Uruguay e Paraguay), l’Ecuador ha iniziato le trattative per l’ingresso, come membro a pieno titolo, all’interno del MERCOSUR, l’accordo per il mercato unico stilato tra le varie potenze dell’America Latina, con l’obiettivo di bilanciare e contrattaccare l’egemonia economica statunitense dettata dal NAFTA (l’accordo per il libero commercio nei Paesi del Nord America).
Come il resto dei Paesi Sudamericani, l’Ecuador ha da sempre vissuto in una condizione di subalternità rispetto al potere occidentale, in particolare da quando, in seguito alla crisi finanziaria che investì il Paese nel 2000, il dollaro statunitense venne ufficializzato come valuta.
L’ingresso come membro del MERCOSUR da parte dell’Ecuador, non fa altro che sopperire ad una mancanza di emancipazione, in termini di politica economica, dal potere di Washington: se non è possibile attuare cambiamenti nella valuta, allora, per consentire il commercio con i vari Stati limitrofi, si agisce sui dazi doganali, in modo da creare un mercato modellato sulle esigenze delle singole imprese. Se a detta di qualcuno, l’entrata ecuadoriana nel MERCOSUR, unita agli accordi economici stipulati con l’Unione Europea, non fa altro che aprire la strada alle potenze occidentali, bisogna notare come la decisione non rappresenti una scelta politica presa su due piedi, ma sia parte di un percorso economico mirato, iniziato con la ritrattazione del debito estero accumulatosi negli anni ’70 nei confronti del Fondo Monetario Internazionale e proseguito con la firma di numerosi trattati subcontinentali, come l’UNASUR (corrispettivo del MERCOSUR in campo politico-strategico) o l’ALBA (acronimo di Alleanza Bolivariana per le Americhe), l’accordo politico-economico intrapreso con i Paesi dell’area latinoanericana e caraibica di stampo socialista, come Cuba, Venezuela, Bolivia e Nicaragua.

 

Giuseppe Cugnata

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