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Per difendere le toghe turche: parla Flavia Famà

Gezi Park, Istanbul, Turchia, un’area verde di 600 alberi, è al centro delle cronache europee, da quando i manifestanti hanno cercato di bloccare la sua trasformazione: bloccato il progetto di costruzione della replica di una caserma ottomana, dovrebbe fare posto a un centro commerciale e ad una grande moschea. L’opposizione a quest’opera si è trasformata, per via della forte repressione poliziesca, in una protesta contro il governo nei centri nevralgici del paese, costringendo lo stesso governo ad un cambio di strategia e alla presunta apertura nei confronti dei manifestanti. La protesta ha raggiunto alti livelli di scontro e gli stessi oppositori muovono accuse gravi contro le forze dell’ordine: stupri, maltrattamenti, uso di sostanze chimiche nell’acqua dei cannoni ad acqua. Colpite anche le toghe: un numero di avvocati, che le fonti oscillano a definire tra i 50 e gli 80, sono stati arrestati l’11 giugno. La solidarietà del Legal Team Italia è stata seguita da una manifestazione catanese e da una romana, quest’ultima organizzata da Flavia Famà. La giovane ha lanciato l’interessante iniziativa giorno 13 giugno 2013 a Roma. Ha risposto alle nostre domande poche ore prima della manifestazione. 

 
Chi siete e che cosa state organizzando?
Sono una semplice cittadina, figlia di un avvocato, Serafino Famà, ucciso dalla mafia a Catania il 9 novembre 1995. Insieme ad un’amica con cui ho studiato all’università, Alessia Guaitoli, leggendo dell’arresto violento di una settantina di avvocati accaduto nella sede del  tribunale di Istanbul e della solidarietà di alcuni avvocati siciliani che la sera stessa si sono riuniti davanti il Tribunale di Catania, abbiamo pensato di testimoniare anche noi, nel nostro piccolo, la nostra solidarietà, per essere parte attiva del cambiamento che vorremmo vedere nel mondo, come insegna Ghandi.
Per questo ci ritroveremo alle 20 davanti la Corte di Cassazione, in piazza Cavour, il simbolo più alto della Giustizia, con delle candele accese e per questo abbiamo chiesto agli avvocati che parteciperanno, di portare la toga.

Che cosa è il Legal Team Italia?
Il Legal Team Italia è un’associazione di avvocati che si propone di operare perché sia garantito il libero esercizio dell’attività politica, sociale e rappresentativa dei cittadini e delle loro organizzazioni in tutti i luoghi in cui essa si svolge e in tutte le sedi ed i luoghi in cui sia necessaria la tutela dei diritti fondamentali. Io non ne faccio parte, non essendo neanche un avvocato, ma ho aderito alla loro proposta di scrivere al Governo turco per chiedere la liberazione degli avvocati arrestati e lo stop alla repressione.
http://www.legalteamitalia.it/new/index.php?option=com_content&task=view&id=5&Itemid=27

Che cosa sta succedendo in Turchia?
Da due settimane migliaia di manifestanti stanno occupando per protesta  il parco Gezi a Istanbul dove il Governo vorrebbe costruire dei centri commerciali. Dall’inizio delle proteste sono cinque le persone morte negli scontri e oltre cinquemila quelle rimaste ferite. Martedì 11 giugno la polizia è entrata nel Tribunale ed ha arrestato una settantina di avvocati che manifestavano pacificamente contro la violenza utilizzata nei confronti dei manifestanti.
Il primo Ministro Erdogan ha ricevuto i rappresentanti di alcuni gruppi di manifestanti ed hanno concordato di indire un referendum sul futuro del parco Gezi, ma molti non sono d’accordo e stanno continuando ad occupare il centralissimo parco, nonostante l’ultimatum del Governo e nella notte gli scontri non si sono placati. Ad Ankara la polizia in tenuta antisommossa ha lanciato gas lacrimogeni per disperdere le circa 2.000 persone che si erano riunite urlando slogan contro il governo del premier Erdogan, nella via Tunali, nel centro della capitale turca.

Che cosa volete ottenere?
Siamo abbastanza realiste e consapevoli che non basta un gruppo di persone con delle candele accese davanti la Cassazione per liberare gli avvocati arrestati o per fermare la repressione violenta dei manifestanti.
Ma pensiamo che se ognuno di noi inizia a prendere posizione, se in ogni città gruppi di avvocati e di semplici cittadini come noi, testimoniano la propria solidarietà, se tutti noi scriviamo al Governo turco, allora c’è una possibilità concreta che anche le Istituzioni preposte e gli Organi Comunitari facciano qualcosa.
Sono consapevole che prendere una posizione nei confronti della Turchia non è semplice: è un Paese importante, membro della Nato e che vuole entrare in Europa.
Non possiamo però dimenticare il massacro del popolo curdo e l’occupazione Cipro in nome della “democrazia”, attuata cacciando i ciprioti dalle proprie abitazioni ed erigendo un muro che divide tutt’ora l’isola.
Spesso il Governo non rappresenta il popolo, che, come in questo caso, scende in piazza per manifestare le proprie idee ed in un Paese civile dovrebbe essere libero di farlo.
Ma c’è di più. L’avvocato difensore, come la stampa, è il simbolo della democrazia di un Paese; nel nostro ordinamento il diritto alla difesa e la libertà di espressione sono tutelati da norme costituzionali. Arrestare gli avvocati e multare le emittenti che hanno trasmesso le immagini degli scontri sono gesti inquietanti che richiamano un regime dittatoriale.

Intervista di Giulio Pitroso

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