UNA MINIERA D’ORO
L’Ambiente. Spesso e volentieri al centro di querelle che oscillano fra la sua preservazione e la sua distruzione. Associazioni ambientaliste e lobby dei poteri forti sembrano al crocevia di questa lotta a viso aperto. In realtà, il tutto è stato più sotterraneo e invisibile alla maggior parte dell’opinione pubblica, almeno fino agli anni recenti. Poiché, in verità, qualcun altro ha deciso di “occuparsi” d’ambiente. Soprattutto, del business legato a esso. Ovviamente, il soggetto in questione è colei che per decenni “non è mai esistita”: la Mafia. Le cosiddette Eco-Mafie, giorno dopo giorno, stanno spopolando. L’ambiente e la speculazione relativa a esso sono diventate il nodo cruciale di parecchi gangli delle attività malavitose. Il mercato delle eco-mafie, soprattutto negli ultimi decenni, ha trovato una vera e propria “ambrosia” nello sfruttamento criminale relativo alle questioni ambientali, ingrossando le sue file e le pantagrueliche entrate di denaro figlie di questo spaventoso “gioco di Borsa” illegale.
THE (ILLEGAL) GREEN ECONOMY
Bersaglio preferito del gioco a cui si prestano le eco-mafie è il ricavo, il profitto sconsiderato nel menefreghismo più assoluto di qualsivoglia danno all’ambiente o all’essere umano che ci vive all’interno. Speculazioni edilizie, volte a disossare il mercato immobiliare in favore di costruzioni a basso costo e a rischio elevato. Il gioco criminale sugli appalti, ovviamente, non è stato affatto debellato: la conseguenza più lampante è un abusivismo edilizio sconcertante. Per non parlare degli effetti eco-mafiosi sull’inquinamento. Il cosiddetto “mercato dei rifiuti” ha ammorbato intere aree, distruggendone per sempre l’ecosistema. I famigerati stakeholders (si rimembri il Toni Servillo del film Gomorra, di Matteo Garrone) trattano con le imprese per lo smaltimento illegale dei rifiuti, che, spesso e volentieri, finiscono sotterrati in intere zone che si stanno trasformando in autentiche bombe nucleari interrate. Ovviamente, in termini di pecunia, l’illegalità costa meno. I costi umani e sociali di questo abominio sono però tuttora incalcolabili. Potremmo anche estendere il discorso alle cosiddette “grandi opere”. La tentata rete di corruttela è documentata sui casi, come tristemente noto, della ricostruzione post-terremoto a L’Aquila. In quel caso si rideva spudoratamente sulle disgrazie altrui. Altre ipotetiche grandi opere, come TAV o Ponte sullo Stretto, non sono strettamente riconducibili, allo stato attuale, a queste macchinazioni. Il pericolo sugli appalti, comunque sia, rimane comunque concreto: testimoniato dal giornalismo d’inchiesta, come nel caso de “I Padrini del Ponte” di Antonio Mazzeo. Tutta questa non è fiction. Gomorra, controverso romanzo del giornalista Roberto Saviano, non è mica fantascienza. La nostra non è una requisitoria a vuoto. Il marketing delle eco-mafie si è moltiplicato in modo esponenziale e incontrollabile. Tutto ciò è documentato da indagini su indagini. È arrivato il momento di aprire gli occhi e riflettere adeguatamente su questo temo. Pena, la disintegrazione di quell’ambiente che, spesso retoricamente, tanto decantiamo.
Simone Bellitto
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