Press "Enter" to skip to content

Un labirinto di intrecci: Minotauro

Tra le pagine dei dossier e delle inchieste circolano tanti nomi, alcuni dei quali non sembrano dire niente a primo acchito, ma poi leggendo riga dopo riga, iniziano a delinearsi dei profili, più o meno definiti, legati a quei nomi. Vengono allora fuori elementi di un certo interesse, perché dopotutto stiamo parlando di criminalità organizzata, di ‘ndrangheta, di intrecci strani, mica di robetta così. La cosa più intrigante poi è stare lì a leggere i collegamenti, i nomi che si ripetono, domandarsi come, quando e perché. Ma si tratta di coincidenze o c’è della sostanza? Ci sta l’inciucio o non ci sta? D’altronde siamo in un labirinto, quello del Minotauro. Un dannato filo d’Arianna sarebbe d’aiuto.

Salvatore De Masi

Salvatore De Masi è un signore di quasi settant’anni che da più di un anno e mezzo si trova in carcere. Residente a Rivoli (To), imprenditore nel campo dell’edilizia, Salvatore De Masi, chiamato anche “compare Giorgio”, è secondo la Procura di Torino il capo locale di Rivoli. Lo stesso Procuratore Caselli ha identificato De Masi come uno che ha avuto a che fare con alcune vicende politiche nel territorio torinese, alle quali accenneremo dopo.
Compare Giorgio, nato in un piccolo paesino della provincia di Reggio Calabria, sposa anni fa Antonia Romeo, figlia di Sebastiano Romeo detto “U Staccu”, uno dei firmatari della pace di Reggio Calabria all’indomani della seconda guerra di ‘ndrangheta (1985 – 1991) tra le famiglie De Stefano e Imerti.
Alle udienze del processo Minotauro, De Masi non si presenta mai, non gli va di apparire, sembra. Secondo l’accusa De Masi tempo fa aveva espresso il desiderio di dissociarsi dall’organizzazione, salvo poi rientrare nel 2008, mentre il locale di Rivoli era stato chiuso. De Masi infatti ne richiese l’immediata riapertura, chiedendo pure di essere nominato responsabile. Tutto questo però non fu permesso a De Masi, poiché a ribellarsi furono i fratelli Crea, capi del Crimine di Torino, i quali non volevano essere tagliati fuori solo perché dietro le sbarre (sono stati condannati con rito abbreviato). Anche su questo episodio si basa la difesa di Compare Giorgio, poiché, secondo il legale, il fatto stesso di non esser riuscito ad aprire il locale di Rivoli, non è di per sé un reato e qualora lo stesso De Masi fosse davvero un mafioso, come sostiene la Procura, allora questo rapporto con la ‘ndrangheta avrebbe “radici in tempi lontani”.

Compare Giorgio e gli altri

Si parlava di nomi. Alcuni nomi sembrano girare attorno alla figura di compare Giorgio Di Masi, nomi riguardanti la politica. Francesco Brizio (PD), sindaco di Ciriè (To) e presidente della GTT (Gruppo Torinese Trasporti) è stato sentito dal Procuratore Caselli anche se nessun reato gli è stato contestato. Da registrare c’è però un incontro avvenuto nel 2011, in Comune, tra Brizio, De Masi, Michelangelo Marando (incensurato e non indagato) e Vincenzo Femia, ex consigliere regionale del PD e responsabile di una società controllata per il 95% dalla GTT. L’incontro è stato filmato dai carabinieri. Brizio dirà che fu Femia a fargli conoscere De Masi, affermando pure di aver ricevuto dallo stesso Femia una lista di nomi da contattare per avere una mano in campagna elettorale. Tra questi nominativi figura il nome di Urbano Zucco, “trequartino” (termine che indica uno dei gradi di riconoscimento) della Società maggiore (organizzazione nata in seno alla ‘ndrangheta negli anni settanta) legata al locale distaccato di Natile di Caresi a Torino. Zucco è stato condannato a sei anni e otto mesi di carcere con rito abbreviato. Che cosa c’è allora tra De Masi, Femia e Brizio? Qual è la natura di questi intrecci?
Altro nome legato alla figura di De Masi è quello di Gaetano Porcino (IdV), al quale comunque non viene contestato nessun reato, ma solo un paio di incontri “scomodi” nel 2010 e nel 2011, entrambi a Torino. Il primo incontro vedrebbe Porcino in compagnia di alcuni uomini che secondo i carabinieri del Ros sarebbero legati agli ambienti della ‘ndrangheta; nel secondo incontro invece, avvenuto nel gennaio del 2011, Porcino si troverebbe in compagnia di De Masi, Domenico Cairoli e Pasquale Creazzo. Tema dell’incontro sarebbero le elezioni ad Alpignano (To). Cairoli, imprenditore incensurato e non indagato, viene definito da due ‘ndranghetisti come “la testa di legno di De Masi”, mentre Creazzo annovera tra i suoi parenti due ‘ndranghetisti in piena regola. Il Procuratore Caselli farà notare certi dettagli a Porcino il quale affermerà: “Certo che c’è da chiudersi in convento e magari anche rinunciare a fare politica”.

Minotauro è soprattutto questo: una lunga serie di incontri, avvenuti per caso o per qualche motivo ben preciso, tra politici locali e personaggi “complessi”.

Fonte: Narcomafie (marzo 2013).

Attilio Occhipinti

 

Be First to Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *