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Quel dannato mese di Maggio

Un mese crudele

“Aprile è il mese più crudele”, scriveva Thomas Stearns Eliot in The Waste Land. La criminalità organizzata, purtroppo, ci ha dimostrato quanto anche il mese di maggio, non sia meno crudele di quello che lo precede. La maggior parte delle persone ricorda il mese di Maggio come quello dell’anniversario dell’omicidio di Aldo Moro, il 9 maggio 1978. Un evento grave e ingiustificabile (perché le Brigate Rosse sono composte da macellai e non da eroi) che, però, rischia di essere l’unica ricorrenza rimembrata dalle alte cariche dello stato. Per mera circostanza, oseremo dire. Il mese di maggio, “grazie” al determinante apporto della Mafia, ha seminato morte, semmai, in tantissimi altri luoghi che non siano solo via Caetani a Roma. Stragi e omicidi di stampo mafioso non sono mai mancati nella storia. Il mese di maggio non fa eccezione. Anzi, raccoglie forse alcuni esempi più truculenti fra quelli di questo genere.

La lunga scia di sangue

Operare una cronologia di assassini e massacri vari è impietosamente complesso. Possiamo solo elencare qualche caso significativo del “maggio sanguinario mafioso”. A Santo Stefano Quisquina, in provincia di Agrigento, il 16 maggio 1911, veniva freddato a colpi di fucile Lorenzo Panepinto, socialista che prese parte ai Fasci Siciliani di fine ‘800. Nel secondo dopoguerra lo spargimento di sangue ritorna copioso. Il 1mo maggio 1947 accade l’orrenda strage di Portella della Ginestra, operata da Salvatore Giuliano per conto della mafia (anche se la questione è ancora avvolta da un certo mistero): 11 morti e 27 feriti. Il 16 maggio 1955 viene trucidato, nelle vicinanze di Palermo, Salvatore Carnevale, sindacalista e socialista il cui impegno sociale e politico aveva dato fastidio ai signorotti locali. Il 5 maggio 1960 è la volta del giornalista dell’Ora, Cosimo Cristina, assassinato a Termini Imerese, reo di dimostrare troppo interesse nei confronti del fenomeno ancora tabù mafioso. Esattamente undici anni più tardi tocca a Pietro Scaglione, il 5 maggio 1971, magistrato assassinato a colpi di pistola a Palermo, colpevole di un’integerrima indagine sulla scomparsa del giornalista Mauro De Mauro. È ora la volta delle ferite più recenti. Il 9 maggio 1978, in concomitanza con il ritrovamento di Aldo Moro, viene impudentemente massacrato Peppino Impastato: giornalista, attivista e politico che, lottando contro la stessa “mafiosità” della propria famiglia, lottò fino alla morte per la denuncia della mafia di Cinisi e di “Tano Seduto” Badalamenti. Il 4 maggio 1980 tocca a Emanuele Basile, capitano dell’arma dei carabinieri, ammazzato per il suo impegno contro Cosa Nostra. Gli anni ’90 saranno di nuovo pervasi dalle stragi. Il 23 maggio 1992 è il giorno della spaventosa azione della strage di Capaci: muoiono il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Il primo esempio di “attacco allo stato” in piena regola. Nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993 ne abbiamo un altro emblema: a Firenze esplode un’autobomba nei pressi della storica torre dei Pulci, tra gli Uffizi e l’Arno, sede dell’Accademia dei Georgofili. Muoiono in cinque, fra cui le bambine Nadia e Caterina Nencioni, rispettivamente di 9 anni e di soli 50 giorni di vita. Così chiudiamo questa carrellata di orrori. Maggio non è il mese più crudele. È, senza dubbio, tuttavia, uno dei mesi più intrisi di morte.

Simone Bellitto

 

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