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La Repubblica, fra “Stelle”, stalli e stalle

LE “STELLE”

Era capitato che, una volta tanto, la Rete, amata ma allo stesso tempo bistrattata (qualcuno ha già dimenticato il grido “all’Hacker, all’Hacker” delle settimane passate?) avesse dato un verdetto netto, deciso e, finalmente, inopinabile. Dal mucchio selvaggio Stefano Rodotà sembrava davvero il nome giusto (anche se il terzo nome) per prendere in mano le redini di una carica importante, seppur quasi totalmente simbolica. Qualcosa poteva finalmente muoversi in qualche senso, visto anche il sempiterno immobilismo che attanaglia da due mesi il parlamento italiano. In confronto, l’immobilismo dei governi presieduti da Aldo Moro durante la (non) compianta Prima Repubblica pare una boccata d’aria fresca. In tutto questo clima stagnante e avvolto da aria rappresa, il paese va avanti. O per meglio dire, tira (a campare) avanti.

GLI STALLI

L’Ei Fu partito, detto anche Partito Democratico, continua nel frattempo a portare avanti strategie degne del miglior kamikaze giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale. Prima le proposte filo-piddielline, da Marini a D’Alema passando quasi (persino) per Amato. Alla fine giunse Romano Prodi sul destriero (oramai né Asinello, né Ulivo) nel giorno in cui Pierluigi Bersani decise di “cambiare direzione”. Il risultato, anche cambiando i fattori, però, non cambia. Chissà con quale altra trovata ci stupirà adesso la nomenklatura dei Democratici. La strategia dell’auto-annientamento, finora, a portate come unico risultato quello di spaccare a metà un partito che presenta al suo interno più correnti della stessa Democrazia Cristiana di cui sembra sempre più un vicino parente. Nel frattempo ribadiamo, il paese cola a picco. Grecia, Spagna, sembrano più vicine. Purtroppo in negativo. Siamo passati dalla tiritera delle Stelle, agli Stalli di metà primavera, per sempre più avvicinarci alle più squallide stalle. Fra stallieri e faccendieri d’ogni sorta, tanto, avremmo dovuto già farci l’abitudine, non trovate? Gli unici ad uscire rafforzati da questo pasticciaccio sono, ovviamente, M5S e, soprattutto, PDL. In fondo all’italiano medio piace crogiolarsi in quel clima da campagna elettorale eterno a cui ci ha abituati il berlusconismo. Sono le dieci di mattina di sabato 20 aprile 2013. Si riparte, quinto round. Un altro stallo, probabilmente. Un altro schiaffo all’Italia, sicuramente.

Simone Bellitto 

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