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Rettore in arrivo – Il futuro dell’ateneo catanese

LA SCELTA

pignataro

Dovrebbe essere oramai una pura convenzione. Giovedì 28 febbraio, quindi, dovrebbe pronunciarsi una sentenza che è in sostanza già stata scritta. A differenza dello scacchiere politico nazionale, nel quale l’Italia sembra nella maniera più ingestibile divisa in tre fazioni, nel nostro piccolo mondo di ateneo avremo, nel 99,9 % dei casi, un rettore. Il nome del nuovo rettore dovrebbe essere, dunque, quello del prof. Giacomo Pignataro, docente ordinario in Scienza Delle Finanze al Dipartimento di Economia e Metodi Quantitativi di Catania. Ha avuto la meglio sugli altri due candidati. Giuseppe Vecchio, preside dell’ex facoltà di Scienze Politiche, oggi Dipartimento di Analisi dei Processi Politici, partito favorito, è arrivato secondo alla prima tornata elettorale. In seguito ha deciso di rinunciare alla corsa per ricompattare un ateneo che rischiava altrimenti di “essere impunemente coinvolto in un confronto esasperato”. Infine Enrico Iachello, preside dell’ex facoltà di Lettere e Filosofia, oggi Dipartimento di Scienze Umanistiche, è giunto terzo al primo appuntamento di voto. La consultazione già in precedenza fissata per domani, dunque, è puramente formale.

 

Il FUTURO

Finalmente potrebbe aprirsi uno spiraglio di luce all’interno dell’ateneo catanese, falcidiato fino ad oggi da numerose problematiche che hanno reso la situazione globale piuttosto complessa. Nel nuovo programma di Pignataro, che il detentore ha promesso di mantenere punto per punto, fiore all’occhiello e parole d’ordine del nuovo progetto universitario catanese saranno Ricerca, Studenti e Risorse Umane. Problemi che urgono di innovazione e di misure decise per rendere il nostro ateneo all’altezza del suo nome. La ricerca, innanzitutto, che deve assolutamente tornare centrale nel dibattito pubblico della formazione e che deve necessariamente essere uno dei gangli cruciali del nuovo sviluppo di quest’ateneo. Il tutto ridando nuova linfa e nuova speranza agli studenti, nuove leve del futuro di questa nazione e che troppo spesso sono stati ignorati e soffocati da una pressione fiscale insostenibile. Rendere più efficace, prolifica e appetibile la ricerca universitaria potrebbe essere il modo migliore per nobilitare la categoria bistrattata dello studente e del ricercatore italiano, il modo più lapalissiano di creare un futuro in progressione per questo malandato, ai piani alti e bassi, paese. L’Università degli studi di Catania, forse, può finalmente respirare un po’ d’aria fresca. Si spera che non sia una semplice brezza ma un vento forte e deciso. Almeno in questo piccolo micro mondo avremmo bisogno di ritrovare la speranza, date le macerie su cui stiamo camminando quotidianamente.

 

Simone Bellitto

 

 

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