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Sgomberato dopo due mesi il Teatro Pinelli di Messina

Dopo due mesi di attività, finisce qui l’occupazione del Teatro Pinelli di Messina, iniziata il 15 dicembre, il giorno dell’anniversario della morte dell’anarchico milanese, durante una manifestazione antifascista contro Forza Nuova. Il teatro, infatti, situato nell’area fieristica della città, e in disuso da più di diciassette anni, è stato giorno 14 febbraio sgombrato con un’operazione affidata alla Digos di Messina e al reparto mobile della questura di Catania, e gli occupanti accusati di apertura abusiva di luoghi pubblici, deturpamento e imbrattamento e invasione di edificio. Adesso, i giovani antifascisti, proseguono la loro lotta attraverso una programmazione itinerante. A riguardo abbiamo sentito Luigi Sturniolo, attivo nel No Ponte e in altri fenomeni antifascisti.

 

Come ha vissuto, in questi due mesi, la città di Messina l’occupazione del Teatro e come è orientata ora l’opinione pubblica nei confronti dello sgombero?
L’occupazione ha avuto non poco consenso in città. Certo, non sono mancate le voci di chi poneva il problema della legalità dell’azione, ma l’evidenza di una più sostanziale illegalità resa evidente dallo stato d’abbandono di un bene pubblico ha, nei fatti, reso queste voci minoritarie. Ovviamente al momento dello sgombero queste voci si sono nuovamente espresse, ma sono state prevalenti le manifestazioni di solidarietà.

 

Quali erano, al momento dell’occupazione a dicembre, i progetti dei ragazzi?
L’occupazione nasce in seguito ad una manifestazione antifascista. Di fronte al corteo (insignificante numericamente) di Forza Nuova gli antifascisti decidono di non andare allo scontro, ma di denunciare lo stato di degrado dell’ex Teatro in Fiera ( poi diventato Teatro Pinelli perché l’occupazione avviene nell’anniversario della morte dell’anarchico presso la Questura di Milano). Una volta occupato il posto gli occupanti decidono di aprire un dibattito pubblico sulla rinascita del teatro e danno vita ad una serie di assemblee cittadine nelle quali si discute del futuro del teatro e alle quali partecipano anche alcune importanti autorità locali (prefetto, presidente dell’autorità portuale…).

 

In che modo viene portata avanti l’occupazione e quali progetti ci sono per l’immediato futuro?
Nei due mesi di occupazione viene portata avanti una programmazione di notevole livello dal punto di vista dell’offerta teatrale e musicale. Il tutto in modalità gratuita.
Contemporaneamente il Teatro diviene il luogo di dibattito pubblico sul tema dei beni comuni. Dibattito che e’ stato attraversato anche da punti di vista diversi e generato discussioni intense.
La gestione del posto e’ totalmente di carattere assembleare.

 

A seguito dell’intervento delle forze dell’ordine, quali misure adotterà per il futuro l’amministrazione comunale riguardo al teatro, in termini di rilancio dello stesso?
Il futuro del posto e’ tutto da vedere. Di certo sul teatro e su tutta l’area della cittadella fieristica gravano appetiti di vario tipo e il tratto che li caratterizza è quello della speculazione e della privatizzazione degli spazi pubblici.
Il gesto dell’occupazione ha avuto la caratteristica dell’arto creativo e ha avuto il pregio di porre fortemente in città il tema delle aree pubbliche e dei beni comuni.

 

Crede che il gesto degli occupanti abbia influito sulla vita futura del teatro e sulla vita culturale della città?
Adesso il collettivo che ha tenuto in vita il Teatro Pinelli sta praticando una programmazione itinerante realizzata attraverso una sequenza di occupazioni temporanee di luoghi nei quali vengono svolti eventi di carattere culturale. Le chiamano ZTL (zone temporaneamente liberate).
In ogni caso gli occupanti non hanno rinunciato al teatro e hanno più volte manifestato l’intenzione di riprenderlo per riconsegnarlo nuovamente alla città.

 

 Sebastiano Cugnata

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