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LUCI E OMBRE, SANT’AGATA 2013

La festa, le danze, le scommesse

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Da pochi giorni è calato il sipario sulla tradizionale festa catanese, la festa di sant’Agata. Consuetudini e novità si sono succedute nel palcoscenico dell’edizione appena trascorsa. I soliti protagonisti non potevano mancare. Le candelore, i ceri da svariati chili  (anche se un’ordinanza del comune li aveva vietati, tranne nelle apposite aree), il fercolo con la Santa, le bancarelle abusive, i devoti, i ritardi nella processione, i fuochi, gli imprevisti (un tombino guasto che ha rallentato la processione), le strade scivolose per la cera. Le novità sono state la mancanza per motivi economici dei tradizionali fuochi al borgo, diventato “l’isola della legalità” ovvero un piccolo angolo legale dove era proibita la presenza di bancarelle senza licenza. La gestione poco chiara già arcinota delle candelore che ne ha viste due come causa di una rissa. 
La mattina del tre febbraio al mercato del pesce durante la consueta “annacata” (“danza” dei cerei che si conclude con un bacio metaforico) delle candelore dei pescivendoli e dei fruttivendoli i portatori di queste hanno innescato una lite quando il cereo dei pescivendoli si ferma per primo. La causa, a detta di fonti interne al mercato, sarebbe stato un sentimento di rivalsa perché i portatori della prima, l’anno precedente, portavano la seconda. Ma durante il video della baruffa una ragazza afferma che dietro ci sia una scommessa per chi si sarebbe fermato per primo. Altra novità è stata il ritorno delle  “ntupatedde”, figure femminili che fino alla metà dell’Ottocento, vestite di nero, si velavano il viso e. così nascoste, andavano in giro per la città uscendo di casa da sole, facendo scherzi e facendosi corteggiare. A fare rivivere questa tradizione è stata la performance di sette ragazze che vestite di bianco ballavano al ritmo delle candelore per rimarcare l’attenzione la libertà della donna.

 

L’altra faccia

E poi arriva lei, l’assoluzione degli indagati del processo sulle presunte illegalità legate alla festa. Iniziato nel 2008, il processo vedeva accusati esponenti delle famiglie di spicco della criminalità catanese e l’ex presidente del circolo S. Agata alla Collegiata. Dalle indagini e dalle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia era emerso che le famiglie mafiose ricavano guadagni illeciti dall’organizzazione della festa in svariati modi. Come? Decidendo dietro compenso in quali esercizi commerciali dovevano fermarsi le candelore, con le scommesse legate alla prova di forza dei portatori e i loro compensi e col commercio della cera. Tutto sommato il bilancio della festa è stato definito positivo in quanto maggiore è stato l’ordine nella processione e la collaborazione con le istituzioni. Tuttavia le consuetudini della festa fanno pensare sempre più che alto è il folklore e, purtroppo, basso è invece il grado di religiosità.

 

Federica Monello

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