Press "Enter" to skip to content

Fame di giustizia: gli agricoltori in sciopero della fame

Sciopero della fame

 

Ha la voce velata da un po’ di stanchezza, Tano Malannino, quando risponde al ricevitore. D’altronde è in sciopero della fame da sette giorni e, anche se si sente carico, non può che essere provato. Nel loro presidio di Vittoria, bevono the, acqua, caffè quelli di Altragricoltura, l’associazione nazionale che vuole un’agricoltura dal volto umano. Tano non è solo, con lui ci sono «Cianciulli Maurizio e Messinese Tonino» con il cognome prima del cognome, come all’appello. «La situazione, per come si è messa, ci fa pensare che siamo al punto di non ritorno» dice l’agricoltore dall’altro capo del ricevitore, prima di venire al punto più importante della faccenda: «Se ci muoviamo, potremmo dare una svolta a livello sociale». Perché questa non vuole essere una protesta di una parte ghettizzata della società. Non vuole essere solo la lotta contro lo sfruttamento del lavoro contro l’arricchimento di qualcuno. Per spiegarne l’aspirazione, Tano usa una metafora: prima «Liccaumu a sarda (lett. “Leccavamo la sarda”)», che in questo caso sta ad indicare la situazione di chi può accedere minimamente alla soddisfazione di un bisogno; adesso «Non licchi più neppure la sarda». Quantomeno per tornare alla situazione originaria, bisogna costruire una controproposta. Se poi la si riesce a prendere e mangiare, la sarda, tanto meglio.
Il nome della piazza è un programma: il «Calvario rappresenta la sofferenza a livello evangelico». Altragricoltura intende legarla alla propria sofferenza, ma anche a quella che dilaga nella società contemporanea. Gli agricoltori hanno montato una serra, nel pieno del tessuto urbano, che, da struttura produttiva, è divenuta luogo d’assemblea. L’11 dicembre è stato montato un presidio medico. Lo stesso giorno, la Giunta comunale di Vittoria si è riunita proprio dentro la serra, il che è inusuale, «Storica, questa cosa» commenta con soddisfazione Tano. La Giunta ha riconosciuto la dignità e le motivazioni della protesta: ne ha assunto le rivendicazioni con una delibera.

 

Accoglienza delle proposte e piattaforma

La vicinanza è stata traversale. Il sindaco Nicosia, Pd, ha fatto sentire la propria vicinanza. Il deputato Giorgio Assenza (Pdl) si è impegnato a redigere un’interrogazione all’Ars, che Tano ha sotto gli occhi mentre sta parlando: «E’ come se andassimo noi». Paolo Scarpa Bonazza Buora, presidente della commissione Agricoltura e produzione agroalimentare del Senato ha incontrato il 12 una delegazione dell’associazione, cui facevano parte due contadini, Melfi e Giudice, e il coordinatore nazionale Fabbris. Martedì 18 dovrebbe svolgersi un’audizione ufficiale con i movimenti e i sindaci coinvolti: saranno presenti circa 50 soggetti. Dovrebbe concretizzarsi la possibilità di un’interrogazione ad alcuni Ministri del Governo e al suo Capo. Presso il presidio si è recata pure una rappresentanza del regionale di Rifondazione Comunista.
La piattaforma degli agricoltori si snoda principalmente attorno a due questioni. La prima è l’assunzione della tutela dell’azienda da parte del governo, secondo la concezione che questa sia il fulcro della sovranità alimentare. La seconda è la certezza del reddito in agricoltura, che la grande finanza avrebbe eroso nel tempo.
«Altragricoltura ha già da tempo aderito al comitato No Muos»: i contatti tra le due proteste sono innegabili. Inoltre, pochi giorni addietro Altragricoltura è stata al liceo scientifico Cannizzaro, occupato dagli studenti. Oltre a queste connessioni, c’è un generale clima di vicinanza, nella città che è una capitale nazionale dell’orticultura: a trovare gli scioperanti sono venuti «Tutti i preti della città di Vittoria». La centralità di questa protesta la spiegherebbe bene l’arresto di tre Casalesi a Vittoria nel 2010 e il volume d’affari illegale che portò a galla l’inchiesta “Sud Pontino”.
I manifestanti hanno messo su un albero di Natale con un arancio morto, addobbato con prodotti agricoli. Vicino ad esso, una piccola pianta verde, che simboleggia la speranza. E la notte? «La notte, certo, fa freddo». Ma ci sono le coperte per sopportarlo.

 

Giulio Pitroso

Be First to Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *