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Thomas Sankara – Ritratto di un africano vero

“Parlo in nome delle madri che nei nostri Paesi impoveriti vedono i propri figli morire di malaria o di diarrea, senza sapere dei semplici mezzi che la scienza delle multinazionali non offre loro, preferendo investire nei laboratori cosmetici o nella chirurgia plastica a beneficio del capriccio di pochi uomini e donne il cui fascino è minacciato dagli eccessi di assunzione calorica nei loro pasti, così abbondanti e regolari da dare le vertigini a noi del Sahel…” (Thomas Sankara)

 

Devianze

 

Questa è l’Africa. Un modo di dire che ha quasi permesso, fra indifferenza e complicità, la mutazione del continente nero da culla dell’umanità a luogo di morte e miseria. L’Occidente ha sempre visto con favore dittatori sanguinari e sociopatici quali Idi Amin Dada o Jean-Edel Bokassa. Massacri, genocidi, cannibalismo, fantomatiche cariche da imperatore, supremo. Ingredienti nefasti dei regimi di questi sopra citati dittatori. Fra tutti questi testimoni di un crepuscolo della sanità mentale esistono anche uomini che hanno reso un grande servizio alle povere anime conterranee. Uno di questi fu Thomas Sankara.

 

Il “Guevara” d’Africa

 

Il nostro Thomas era infatti diverso. Nato nello stato del Burkina Faso (ex Alto Volta). Fu proprio lui uno dei leader del movimento rivoluzionario che portò al potere nel 1982 Jean-Baptiste Ouedraogo. La destituzione da primo ministro e la prigionia successiva non ne minarono il carisma. Anzi, l’anno dopo, sostenuto da una nuova rivoluzione popolare, divenne il primo presidente del nuovo paese. La lotta per la cancellazione del debito mondiale, dell’AIDS, della povertà e delle lotte contro l’Occidente oppressivo ne fanno un’icona. Esattamente come Ernesto Che Guevara, mirava alla scomparsa di ogni forma di prevaricazione. Lo stato africano conobbe un periodo di ripresa dopo le lotte intestine precedenti: encomiabili la sua vaccinazione sui bambini su larga scala e le infrastrutture costruite sul territorio durante il suo mandato (1984-1987).
Un bel sogno dunque, ma finito, purtroppo, come quello del buon Ernesto. Il 15 ottobre 1987 Sankara moriva in un attentato, propiziato da Francia e USA. Si può dire senza giri di parole che il Burkina Faso e la sua integrità piombavano nell’abisso il giorno successivo, fra le mani di un governo dittatoriale fantoccio filo-occidentale. Così si spegneva il sogno di un africano vero, l’ultima scintilla di una terra agonizzante persa nel buio. Il resto è morte e putredine. Ovviamente, dato accettato senza riserve da tutti noi, nessuno escluso. Riflettiamoci.

 

 

Simone Bellitto

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