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Bank attack

La proposta della Gabanelli

Milena Gabanelli

Era il 15 aprile di quest’anno, quando, nella conosciuta trasmissione televisiva “Report” capeggiata da Milena Gabanelli, durante un’intervista a Mario Monti, la redazione del programma stesso, elabora una proposta di legge a quest’ultimo, proposta di legge per certi versi interessante, ma che nasconde, a detta di molti, parecchi punti oscuri e anti popolari. La proposta è la seguente: ridurre la circolazione del denaro contante mettendo un imposta al 33% a prelievi e pagamenti. Ma a cosa si riferisce questa proposta? La puntata, come si è sopra accennato, trattava della lotta all’evasione, del capitale sommerso, degli stipendi in nero e dei pagamenti senza fattura. Monti apre quasi subito la puntata aggiornandoci, molto retoricamente, sull’esistenza della disoccupazione giovanile e a che livelli ammonti (come se non ce ne fossimo ancora accorti), poi, con fare da buon padre di famiglia, ammonisce gli italiani, beccati proprio all’ora di cena, che la colpa della crescente disoccupazione e il rallentamento della crescita è dovuto, sentite un po’, alla scarsa lotta all’evasione fatta in questi anni.
Il servizio continua informandoci che le stangate fiscali adottate dai tecnici in questi mesi, serviranno per racimolare nelle casse dello stato quasi 84mld di euro, ma se venisse eliminata l’evasione in Italia e quindi recuperato il sommerso, si riuscirebbero a recuperare quasi 150mld di euro, vale a dire, afferma l’Istat, cifre che oscillano tra il 17.5 e il 22% del PIL.
Alla luce di ciò che è stato scritto, credo che la questione ora possa essere meglio inquadrata: si parla di rendere tracciabili tutte le possibili transazioni di denaro, dagli acquisti, agli stipendi,  così che eliminando completamente o almeno limitando in maniera massiccia la spesa di contante, che è la vera e propria causa dell’evasione, si possa estinguere pure la conseguenza, ossia l’enorme sommerso che è presente in Italia.

Le riforme già attuate da Monti

Le uniche manovre fin’ora apportate dal governo Monti, nell’ambito della lotta all’evasione e dei pagamenti in nero tramite contante riguardano unicamente la possibilità di poter effettuare pagamenti contanti non superiori ai 1000 euro, i restanti dovranno essere effettuati tramite bancomat o carta di credito, mentre la riforma che sarebbe dovuta entrare in atto a partire dal 1 gennaio 2013, parlava di un tetto massimo di pagamenti in contante non superiore  a 50 euro.
Siamo sicuri che la colpa maggiore dell’evasione italiana sia da addebitare, così come afferma la Gabanelli, alla “micro evasione” ossia a quella causata dal mancato scontrino al bar o dall’ambulante di turno? O la colpa è da dare a tutti i signori italiani che percepiscono stipendi da urlo (politici, personaggi dello sport, imprenditori) che portano molto leggiadramente i loro cospicui risparmi e le loro umili dimore all’estero, magari dichiarando in Italia lo 0,0001% del loro effettivo guadagno? Resta comunque il fatto che alcuni punti della proposta di legge hanno creato delle perplessità e il numeroso popolo di internet ne è subito diventato portavoce. Anzitutto, uno dei disagi cui si verrebbe colti nella misura in cui la proposta divenisse realtà, sarebbe l’obbligo di creare un conto corrente o un conto postale e a ciò sono da sommarsi tutti gli eventuali costi di esercizio. Altro problema, direttamente collegato al precedente, è il brusco e rivoluzionario cambio di mentalità che dovranno subire i soggetti meno inclini a questo tipo di pagamento, come gli anziani, sicuramente poco pratici nell’utilizzo di sistemi elettronici, bonifici o assegni.

Sebastiano Cugnata

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