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A due anni dalla morte di Norman Zarcone

Norman Zarcone

«Non gli è fregato niente a nessuno». Sono poche battute a individuare il nocciolo della questione, nel pezzo di Andrea Sessa sul secondo anniversario della morte di Norman Zarcone, pubblicato su Linkiesta.it. A rispondere al giornalista free-lance di Vittoria è il padre di Norman, che con quella semplice frase rende la misura della risposta degli studenti all’atto di protesta finale del ventisettenne. Il ragazzo si suicidò per contestare il peso delle baronie all’università. Anzi, per testimoniare la condizione disastrosa di chi è privato del futuro, di chi preferisce al compromesso la dignità stoica della morte. Norman all’università faceva il ricercatore, alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo e gli era stato fatto capire che non avrebbe avuto opportunità alcuna in quel campo, proprio perché non accettava la protezione di nessun signore.
In un paese meschino, di santi e di eroi, ma anche di trattative e milioni di giorni da pecora, Norman, il 13 settembre 2010, non si è piegato. Si sarebbe meritato l’interesse di tutti i suoi coetanei. Invece, se ne sono interessati principalmente alcuni politici, Hollande e il presidente dell’Inter Moratti. E i ragazzi, come Fantozzi, subiscono ancora: gli episodi sono perle di un rosario di spine. Ad esempio, lo scandalo per gli esami truccati all’Università di Palermo, che scoppiò lo stesso anno confermò il clima di pesantezza feudale che respira l’università in Italia. Non si può scordare la penosa vicenda dei presunti scambi voto-sesso a Scienze Politiche a Catania, scoperto da Le Iene nel 2009: il professore interessato, Elio Rossitto, aveva fatto da esperto per i governatori Rino Nicolosi e, poi, Raffaele Lombardo; il 35% dei giovani italiani, invece, è disoccupato.

La libertà di morire

“La libertà di pensare è anche la libertà di morire. Mi attende una nuova scoperta anche se non potrò commentarla”: queste sono state le parole che Norman ha lasciato ai posteri. La morte come protesta. E da qualche parte, simili gesti hanno avuto una vasta eco.
La morte di Mohammed Bouazizi, che si è dato fuoco a 26 anni, ha dato origine alla Primavera Araba. Si è dato alle fiamme anche il palestinese Eyhab Abu Nada, a 18 anni, ed è morto il 4 settembre: è sembrato un chiaro richiamo alla fine fatta dal primo. In Italia, si deve registrare il fenomeno del suicidio a causa della crisi economica, alcuni dei quali velati da un messaggio politico. Si pensi al caso che ha fatto più clamore: il 19 agosto è morto Angelo Di Carlo, disoccupato 54enne che si è dato fuoco l’11 agosto davanti a Montecitorio.
La morte di Jan Palach ha significato la resistenza all’autoritarismo straniero in Cecoslovacchia, ma sono occorsi decenni perché gli si potessero intitolare delle strade; la morte di Thích Quảng Đức è stata importante per la libertà religiosa nel Vietnam. Dovremmo chiederci che cosa significherà il nome di Norman fra dieci anni.

 

Giulio Pitroso

2 Comments

  1. claudio Zarcone claudio Zarcone 10/09/2012

    Analisi perfetta ragazzi miei. Purtroppo amara. Un mondo di bene.
    Claudio Zarcone

  2. Sandro Zarcone Sandro Zarcone 13/09/2012

    Grazie. Anch’io mi aspettavo molto di più dai giovani, dai colleghi di Norman. Tanti lo ricordano e lo sentono presente. Moltri altri tacciono perchè in fondo sperano, un giorno, di entrare a fare perte del sistema. Per cui meglio non compromettersi. OPessimista. Non credo
    un bacione a Norman ovunque egli si trovi
    un abbraccio
    grazie ancora
    sandro Zarcone

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