Guerre mondiali
Ogni guerra, qualunque sia la sua tipologia, ha una nascita, uno svolgimento ed una fine. Ogni fase di queste, in qualsivoglia caso, è costellata di vittime innocenti. Un caro pedaggio pagato al culto della morte.
Hiroshima, “mon amour”
Il 6 Agosto 1945, uno di questi colpi di coda che chiusero una guerra è amaramente rimembrato oggi, 67 anni dopo. La città
giapponese di Hiroshima (assieme a Nagasaki, colpita tre giorni dopo) fu bombardata da tre bombardieri americani dai nomi atroci: Enola Gay, The Great Artiste e Necessary Evil. Il “ragazzone atomico” sganciato, Little Boy, causò tra le 100.000 a 200.000vittime dirette. I figli delle radiazioni scatenate dalla detonazione continuarono a morire. Senza contare i milioni di bambini che da quel giorno nasceranno affetti da malattie dovute all’esposizione alla radioattività e saranno soggetti alle deformità più raccapriccianti. Fu, manco a dirlo, uno dei capitoli più abominevoli della storia di tutto il Novecento.
Lo tsunami, Fukushima e le guerre “contro natura”
Non solo guerre umane. Anche le guerre umane contro madre natura hanno lo stesso truce esito. L’idiozia umana nel perpetuare il nucleare si è dimostrata anche più di mezzo secolo dopo orribilmente becera. L’11 Marzo 2011, il terrificante tsunami che colpì il Giappone fu aggravato dalla catastrofe della centrale nucleare sita a Fukushima. Ancora risulta incalcolabile ad un anno di distanza il potenziale danno arrecato alle popolazioni e all’ambiente da questo disastro, che hanno creato una vera e propria nuova Chernobyl.
Giocare con le vite umane
Saranno, ancora una volta, i figli delle radiazioni a scontarne le conseguenze. L’imbecillità umana non è facilmente misurabile ma, purtroppo, tocca indici esponenzialmente paurosi. L’uomo non ha imparato che giocare con l’energia nucleare, sia essa fatta di bombe H o di centrali, è un affronto alla vita. L’essere umano forse imparerà dai suoi errori in un futuro magari prossimo. Ma intanto a pagare lo scotto rimane gente incolpevole che con le macchinazioni di potere non ha nulla a che fare. Quello che è capitato ai giapponesi in questi 67 anni è un mostruoso monito per tutti quanti.
Simone Bellitto
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