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Un deciso NO alla guerra da Chicago!

Più di un secolo fa, Jack London, nel suo capolavoro Il Tallone di Ferro (The Iron Heel, 1908) immortalava la città di Chicago in piena rivolta, devastata dalla repressione sanguinaria della sua utopica Comune.

 

Oggi, la Chicago reale batte anch’essa un colpo. Nella città, in questi giorni, si sta svolgendo il vertice della NATO, in cui si discute, tra l’altro, di scudi anti-missilistici (?) e di guerra in Afghanistan. Pare scontata la volontà di guerra permanente mai placata per Stati Uniti e Unione Europea. Unica voce in controtendenza nel gruppo è quella di Francois Hollande, presidente socialista appena eletto della Repubblica Francese, che insiste per un ritiro immediato delle truppe, in controtendenza alla exit strategy propugnata dalla premiata ditta Obama-Merkel. Una scelta che, senza dubbio, incontra il nostro plauso, assecondando i venti di cambiamento che sembrano spirare dopo le ultime tornate elettorali in Europa.

 

Ma la battaglia, però, è vissuta altrove, lontano dal palazzo. Nelle piazze della città la gente urla, dissente, osteggia. Gli aderenti al movimento Occupy Wall Street, accompagnati da molti semplici cittadini, lanciano il loro grido di battaglia contro la guerra, voluta dall’1% e avversata dal 99% della popolazione. Lo slogan degli Indignados di tutto il mondo è così fieramente adattato alla lotta senza quartiere contro l’inutilità della belligeranza. Un conflitto, per altro, portato avanti da quelle stesse stelle e strisce che hanno creato il problema da risolvere: per chi ha poca memoria storica, i Talebani ebbero il beneplacito statunitense dopo la contesa militare in territorio afgano con l’Unione Sovietica alla fine degli anni ‘80.
Tornando alla piazza, gli scontri tra manifestanti e polizia hanno prodotto dieci arresti e tre feriti, in cui il solito gioco fra gatto e topo vede chi manifesta il proprio dissenso pubblicamente prendersi la dose quotidiana di manganellate. Negli Stati Uniti, in Italia e ovunque.

 

Credo che la guerra sia una cosa che rappresenta la più grande vergogna dell’umanità. E penso che il cervello umano debba svilupparsi al punto da rifiutare questo strumento sempre e comunque in quanto strumento disumano” sostiene il fondatore dell’ONG Emergency, Gino Strada.

 

Eppure nessuno impara dai propri errori. La snervante guerra di logoramento in atto assomiglia sempre più ad un Vietnam del nuovo millennio ed è improbamente sempre più assecondata. Ovviamente questo vertice e le decisioni nefande che partorirà riguardano da vicino anche il Belpaese. In silenzio, come sempre. La Nato, che finanzia il progetto AGS (Alliance Ground Surveillance), di cui l’Italia apre le fila, ha acquistato cinque droni che saranno destinati alla base statunitense di Sigonella, a due passi da Catania. Sintomo della complicità più assoluta (di certo niente di nuovo) in quest’ignobile meccanismo.

 

Dovremmo anche noi, prima o poi, prendere posizione nei confronti di quest’inutile bagno di sangue mascherato da missione di pace. Prendere insomma tutti esempio dalla città di Chicago. L’epopea di Ernest Everhard, protagonista del romanzo che abbiamo citato all’inizio di questa nostra analisi, riguardava, come già detto, un distopico e fittizio futuro. La crisi economica globale e lo spreco inaudito di risorse per la causa della guerra deve proiettare il nostro assoluto rifiuto nella realtà di un mondo che assomiglia, ahinoi, sempre più a quello distopico dipinto da Jack London.

 

 

 

Simone Bellitto

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