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Lobbyettivo segreto

Avete mai sentito parlare del MES? Forse una notizia che non tutti hanno avuto modo di apprendere è che da circa un mese a questa parte, la Repubblica Italiana, o meglio, il governo tecnico che ne sta a capo, ha aderito ad un trattato europeo, nell’ambito della Commissione Trilaterale – per quanto riguarda il processo di unificazione europeo – di cui tra l’altro Monti è responsabile per quanto riguarda l’Europa.

Fin qui niente di strano, o per meglio dire, niente che non ci si aspetterebbe da un tale governo, neoliberista e amico intimo di banchieri e grossi imprenditori, ma cosa intendiamo quando parliamo di MES?

Come già anticipato il MES, acronimo di Meccanismo Europeo di Stabilità, è un trattato stilato conseguentemente ad una modifica del Trattato di Lisbona ratificata l’11 luglio scorso e approvato giorno 19 dicembre 2011 dal Parlamento Europeo, e che entrerà  ufficialmente in vigore dal luglio di quest’anno, con lo scopo di sostituire i già esistenti e tutt’ora in vigore, Fondo Europeo di Stabilità finanziaria [ESFS] e il Meccanismo Europeo di Stabilizzazione Finanziaria [EFSM], a rappresentanza di ogni nazione sarà posto il ministro dell’economia del suddetto stato, ruolo che in Italia è ricoperto dallo stesso Monti.

Dalle notizie estrapolate nonostante l’alone di mistero che circonda tale trattato (tra l’altro pubblicato esclusivamente in inglese sul sito dell’Unione Europea), sappiamo che quest’ultimo si prefigge lo scopo di risolvere o quantomeno alleviare la crisi dei debiti sovrani creando una nuova istituzione avente pieni poteri nel concedere prestiti e sistemare le insolvenze, ogni membro facente parte del trattato (precisamente 17), ha l’obbligo di versare una quota associativa, secondo percentuali diverse che variano da stato a stato.

All’art. 8 si può leggere che la dotazione iniziale del fondo si aggira intorno ai 700 miliardi di euro, per quanto riguarda le quote di contribuzione, l’Italia è il terzo maggiore contribuente con circa il 18% equivalenti a circa 126 miliardi di euro direttamente a spese di cittadini italiani, anticipata soltanto da Francia e Germania rispettivamente con 20% e 27%.

A questo punto, si potrebbe quasi pensare come il Fondo di garanzia con sede a Lussemburgo sia una “manna dal cielo” in un tale momento di crisi economica, restano però da esaminare alcune sue sfaccettature che potrebbero di colpo screditarlo, diversi sono infatti i punti controversi che lo caratterizzano: anzitutto, l’incredibile livello di segretezza circa le informazioni recepibili dallo stesso, atto assolutamente riprovevole nei confronti di un popolo in una nazione democratica come (dovrebbe essere) la nostra, secondo punto parecchio discutibile, riguarda l’articolo 9 attraverso il quale, i governatori  che ne fanno parte possono tranquillamente obbligare tramite una semplice votazione a maggioranza uno degli stati all’interno a versare la propria quota entro i termini da loro stabiliti, all’articolo 10 si riporta che il collegio dei governatori, può autonomamente decidere di cambiare il capitale quando lo ritenga opportuno e deve farlo comunque ogni 5 anni, inoltre, ogni stato che accetta di aderire all’area dell’Euro, aderisce automaticamente al MES e ne accetta ogni relativo onere.

Problema sostanziale del Fondo è peraltro la sua blindatura che consiste nell’impossibilità per ogni stato che ne fa parte di recedere dallo stesso. Altro aspetto che sicuramente assume un maggior peso agli occhi dei cittadini è l’immunità giudiziaria, di cui tutti i governatori e i relativi subalterni sono provvisti, secondo quanto riportato all’art.30 il quale li solleva anche da ogni tipo di accertamento e/o indagine.

Il MES inoltre non potrà assolutamente avere restrizioni, regolamenti, o controlli di alcun tipo, e non avrà obbligo di essere catalogato come istituto di credito o qualsiasi altro tipo di entità che necessita di una qualsiasi licenza.

Da queste informazioni si può evincere come l’obiettivo del nostro Presidente del Consiglio, sia, in concomitanza con gli altri capi di stato europei e non solo, quello di realizzare una vera e propria dittatura finanziaria coerentemente alle scelte economiche meramente neoliberiste già compiute e alle riforme recentemente apportate in Italia assolutamente antipopolari.

 

 

Sebastiano Cugnata

 

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