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Dottorati di ricerca in fumo all’Università di Catania

Disprezzo e distruzione del dottorato di ricerca a Catania

Alla fine del 2011, per la precisione a Novembre, l’Università di Catania ha preso un’altra decisione, fra le altre, decisamente improba e deleteria.
Bisogna dire, tanto per introdurre il discorso, che una buona università (ma anche quelle meno buone dovrebbero) basa il suo livello di efficienza anche nella misura cui riesce a elargire un valido sistema di Ricerca, e grazie ad esso riesce nel medesimo momento a migliorare se stessa.
Non è il caso, e non è una novità, del nostro ateneo catanese.
Infatti, in quei tempestosi mesi di fine anno, quando un governo nefasto cadeva e un altro ancor più malaugurato ne prese il posto, la ricerca a Catania veniva pressoché CANCELLATA.
Nello specifico, sono stati quasi azzerati i dottorati di ricerca. Ridotte già in precedenza allo zero assoluto, invece, erano state le borse previste per i dottorati di ricerca. Vale a dire: ricercatori senza borse, che, tradotto in lingua corrente, vuol dire schiavismo. Ma torniamo ai corsi.
La decisione, meschinamente geniale, dell’ateneo è stata quella di divincolarsi dall’erogazione di fondi destinati al finanziamento dei programmi di dottorato. Ciò detto, solo enti esterni (?) finanzierebbero le varie borse. In parole povere: “Non diamo più soldi a nessuno”.
Il che è uno schiaffo morale all’intelligenza degli studenti. La malversata gestione dell’ateneo degli ultimi anni, da parte di dirigenti decisamente poco oculati, ha mandato in fumo il futuro di tutti noi. Il nostro sospetto è che esistano voci di bilancio quali “ulteriori spese”, in cui i soldi delle nostre tasse ed i fondi stanziati per il miglioramento dei corsi fanno la fine delle navi nel triangolo delle Bermuda.
Ma scioriniamo pure qualche cifra. Secondo i dati raccolti in quel periodo dal Movimento Studentesco Catanese, che si occupò dello scandalo nella quasi totale indifferenza dei più, queste sono le cifre di questo stillicidio culturale:

– la diminuzione drastica dei posti previsti dal bando per i dottorati di ricerca del XXVII ciclo (2011) da 140 dell’anno 2010 a soli 49;
– la riduzione violenta e sistematica del numero dei corsi di dottorato attivi e finanziati dall’ateneo da 93, nel 2008, a 3 nel 2011.

La situazione, senza dubbio, sfiora il ridicolo. Il nostro futuro, già precario di suo, gratta il fondo del barile. Anzi, ha già di molto raschiato anche al di sotto di esso. Negando il diritto ai dottorati di ricerca, demolendo una possibile crescita dell’ateneo e sfavorendo l’interesse dello studente medio nei confronti di una delle cose culturalmente più nobili di cui potremmo disporre, il risultato è uno solo: una FUMATA NERA che avviluppa le nostre già debolissime carriere universitarie.
Un rifiuto al miglioramento. Un diniego alla crescita. Un ripudio alla possibilità di potenziare l’università e la città di Catania. Tutto in nome di quella logica che, propinata dall’ex ministro della “d-istruzione” Gelmini e sostenuta a spada tratta dal “magnifico” Recca, ha spedito la nostra istruzione in un medioevo di cui i Talebani sarebbero fieri.
Da quel novembre 2011 sono passati tre mesi. In giro abbiamo osservato soltanto indifferenza e silenzio. L’anno prossimo probabilmente saranno di nuovo “decuplicate” le tasse. E ad esse si accompagnerà un ulteriore declino dei servizi offerti agli studenti. Il dottorato sarà estinto. Le borse di studio diventeranno risibili. Questa è un’invettiva diretta al nostro ateneo. Poiché rimane alto, altissimo, il rischio che i nuovi cambiamenti che matureranno nei prossimi mesi/anni saranno inevitabilmente draconiani. Se questo dev’essere un parto, meglio un aborto.

di Simone Bellitto