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Giulio Bufo, che combatte il sistema mostrando il pene

A chi è capitato di vedere uno dei programmi della tv-spazzatura? Chi ha pensato quanto infame fosse il mondo, agli anni sui libri, agli anni in fabbrica, all’onesto lavoro e al sacrificio offesi dalla stupidità del Grande Fratello? Chi ha pensato alla forza e al coraggio di chi è morto per la causa più nobile? Chi ha sentito morirsi alla tv? Non avete mai pensato ai sacrifici dei genitori per crescere il figlio, alle notti insonni, alle privazioni offesi dalla stupida canzoncina, dalla facile bricconata? Se sì, se l’avete fatto… Cosa avreste fatto contro l’impero del nulla? Giulio Bufo s’è calato le mutande. Meglio di niente. Così ci ha permesso di conoscerlo, di conoscere il suo impegno e la sua attività: è il segno dei tempi. Conoscere un appassionato attore, uno che fa il teatro civile e sociale, per mezzo e virtù di una calata di braghe.

Chi è Giulio Bufo?
Chi è Giulio Bufo? un matto… Una frase che adoro è “per sopravvivere dobbiamo diventare matti”- un artista matto, perché è bello essere matti, il matto in un mondo di omologazione neofascista è per paradosso, colui che ragiona e cerca per quanto possibile di esserne fuori o cerca, se ci riesce, di usare i canali dell’omologazione (come la tv) per mandare un messaggio.
Ho 40 anni, pugliese di Molfetta, laureato al Dams di Bologna e da sempre ho unito la passione per  il teatro con la militanza politica (centri sociali, associazionismo, movimentista per natura). Nel mio teatro mi sono sempre appassionato a personaggi “scomodi”, in passato ho portato in giro per l’Italia uno spettacolo su Luigi Tenco, mentre a Dicembre del 2011 c’è stato l’esordio di “Aut. Il sogno di Peppino” ispirato al pensiero politico di Peppino Impastato, il cui omicidio considero un omicidio politico non semplicemente mafioso. In passato ho collaborato anche con il mio compaesano Caparezza, ma anche con Miloud Oukli (clown franco algerino candidato al premio nobel per la pace per il suo lavoro di recupero dei ragazzi di Bucarest che vivevano nelle fogne dopo la caduta del regime rumeno).

Che cosa sta facendo Giulio Bufo adesso (a livello artistico)?
A livello artistico attualmente dopo l’esordio di “Aut. Il Sogno di Peppino” con il quale sto girando per alcune scuole della provincia di Bari, sto portando in giro il reading “SocItalia. La storia d’Italia soffocata in 5 fasi”, che sta girando la Puglia, con incursioni anche fuori dalla Puglia.

Che idea ha Giulio Bufo del teatro?
Io credo che il teatro, più che mai in questo periodo, deve avere lo scopo di fare informazione e controinformazione, ovviamente legata alla capacità dell’attore di fare emozionare; con questo non intendo dire che il teatro deve sostituire i giornali, ma che deve contribuire a creare coscienza. Viviamo in un’epoca in cui c’è lo svago qualunquista (in cui la tv contribuisce in larga parte): se anche il teatro (come in alcuni casi) si appiattisce su questo svago qualunquistico secondo me diventa semplicemente un surrogato piccolo borghese; chi fa teatro deve avere il coraggio di fare informazione, di fare denuncia, di lanciare dei messaggi chiari ed incisivi, anche perché i fondi sono quasi inesistenti e quindi se dobbiamo rischiare da teatranti e meglio rischiare totalmente. Secondo me il teatro dovrebbe rispecchiare la frase di Pier Paolo Pasolini: “Io so perché sono un artista, che collega fatti anche lontani fra di loro”. Ovviamente questa è la mia visione del teatro, o come uso io il teatro, per me il teatro non è un fine, ma un mezzo.

Perché Giulio Bufo si è reso noto di recente?
Si è reso noto per le dimensioni del suo pene e per lo spavento di Belen Rodriguez; a parte gli scherzi penso che mi son reso noto per la ragione che dicevo sopra, ossia ho provato ad usare il mezzo televisivo, con il loro linguaggio per poi rendere chiare le mie intenzioni, ossia che una denuncia sulla tv spazzatura. Se io avessi portato nel programma televisivo semplicemente la canzone di Tenco “Io sono uno”, del resto una canzone di protesta, una canzone contro l’ipocrisia sociale, forse dopo il provino mi avrebbero ignorato, invece aggiungere il nudo dava pasto a quello che i mass media cercano, ossia fare notizia. Con la differenza che poi la notizia l’ho girata sul mio messaggio, a ciò che volevo dare e son contento che molti l’hanno capito.

Quali sono le ragioni che stanno alla base del tuo gesto?
Le ragioni sono quelle appena dette, ossia usare il mezzo televisivo per fare denuncia di una società allo sbando, che disinforma: sappiamo tutto sull’omicidio di Sara Scazzi, ma non sappiamo nulla dell’acquisto di 13 cacciabombardiere con l’ultima finanziaria; sappiamo tutto su Belen Rodriguez, ma non sappiamo nulla su chi sia Mario Monti ed il gruppo Brandeburg, da dove lui proviene. Certo quel gesto non basta, ecco perché ho esultato quando mi hanno detto che volevano rivedermi alla semifinali. In quel momento mi son detto “il gioco continua” e voglio farlo a maniera mia o almeno spero che continui ed a maniera mia e non  basta, anche perché da isolato posso passare semplicemente come un folle. Mi piacerebbe che come me ci siano tanti virus in giro pronti ad entrare con tutti i mezzi possibili nel sistema e  sovvertire il loro potere.

Che cosa è “SocItalia”?
“SocItalia” è un reading, nato casualmente; l’estate scorsa dovevo andare in tour-carovana nel Sud-Italia, con Pino Masi (l’autore della Ballata dell’anarchico Pinelli), ma ad un certo punto Pino per un guasto alla macchina ha dovuto annullare le date; allora molti mi hanno chiesto di andare lo stesso e, preso alla sprovvista, ho messo su “SocItalia”, che si sta dimostrando un successo oltre le mie aspettative. E’ un reading, parla della Storia d’Italia, ma non di quella delle celebrazione del cinquantesimo anniversario, ma di quella sconosciuta, quella di un Italia che in realtà è da un lato una Società d’affari, una società che ha determinato varie vittime, dall’altro è l’Italia dei Movimenti, spesso soffocati nel sangue.  E’ diviso in 5 fasi, nella prima fase si parla di Teano di Garibaldi e dei briganti, nella seconda del biennio rosso, nella terza del CLN e del Piano Marshall, nella quarta del ’68 e degli anni ’70, infine del movimento dei movimenti. Un percorso in cui si citano stragi (Portella delle Ginestre, Piazza Fontana) e morti (da Pasolini a Impastato, da Benedetto Petroni a Carlo Giuliani, da Aldo Moro a Marco Biagi);

Qual è lo stato attuale dell’informazione in Italia, secondo te?
Perché c’è un informazione in Italia?

Che progetti futuri ha Giulio Bufo?
Progetti? Portate in giro i miei lavori; qualcuno mi ha detto che con quello che ho fatto in tv mi son fatto pubblicità. Guarda, lo spero, vorrei solo che ai miei spettacoli ci sia sempre più gente, non per guadagnare soldi (se ci sono ben vengano, servono a mangiare e pagare le bollette), ma per dare dei messaggi chiari e magari dopo lo spettacolo, ad esempio come avviene con “SocItalia”, trovarsi a parlare e confrontarci su cosa fare per cambiare, anche leggermente lo stato di cose esistenti.

Intervista di Giulio Pitroso

 

 

 

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