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Cafonal Natalizio

I cenoni di Natale, dalla notte dei tempi, rappresentano, da un lato, la ricomposizione del nucleo familiare, dall’altro, una sorta di anticamera dell’inferno per la massiccia carica di convenzionalità, talora sfociante in ipocrisia, che lo avvolge in toto.

Da questo spunto si dipana la narrazione del libro Cafonal Natalizio (2011, edito da Edizioni Esordenti E-book, nella “Collana Romanzi e Racconti”) di Ester Nobile. Attraverso gli occhi della protagonista del racconto, Alessandra, ragazza del “profondo Sud” Ibleo, si districano i gangli centrali della società italiana degli ultimi cinquant’anni.

Dalla delusione di un “miracolo economico”, il quale di miracoloso ha avuto ben poco, fino alla degenerazione di “ruggenti anni ‘80” equivalenti ad uno scialbo, deleterio e strozzato “miagolio”, per concludere il suo percorso all’ordinarietà “precaria” e malconcia degli “anni della crisi”. Quelli in cui oggi, purtroppo, ci ritroviamo sotterrati “sei piedi sottoterra”.

Nella nostra analisi del racconto dell’autrice, dunque, non potevamo prescindere dall’intelligente excursus, abilmente interrelato alle vicende della protagonista, che ci mostra un ritratto grottesco ed allo stesso tempo più che reale di una nazione sull’orlo del baratro e del collasso. Tra Barbie, trans e reti clientelari “pentapartitiche” appare più che manifesto lo sviluppo insalubre di una società autocannibalesca, fagocitante sogni, dignità ed ideali all’interno di schermi televisivi ultrapiatti ed “ultravuoti”.

Ovviamente, l’excursus, per quanto riuscito, è solo la punta dell’iceberg. Ci riallacciamo dunque, al cenone natalizio, e di quanto uno di essi in particolare possa rovesciare maschere, posture e simulacri di una famiglia (im)perfetta come tante altre, tipica e particolare allo stesso tempo.

Non vogliamo, ovviamente, spoilerare oltre su questo gustoso, simpatico e sincero ritratto di famiglia, con annessi panni sporchi da lavare “in piazza”. Indubbiamente vogliamo però tessere altri apprezzamenti per quest’originale e, a parere di chi scrive quest’articolo, sentita ricostruzione dal gusto ironico, tagliente ed agrodolce di un’Italia in cerca di nuove identità, prospettive e vie d’uscita dal tunnel dell’alienazione delle coscienze.

E’ un racconto che consigliamo da leggere. Divertente e riflessivo contemporaneamente. In cui la dimensione, a tratti campanilistica, dello spazio chiuso familiare si riallaccia fortemente ad uno strato sociale condiviso, collettivo. Poiché in fondo, e nemmeno poi tanto, le disgrazie della famiglia di Alessandra possono rappresentare benissimo le disavventure quotidiane di milioni e milioni di altre famiglie.

Siamo tutti figli dello stesso retroterra culturale, se ci pensiamo. Il problema è assimilarlo ed interpretarlo. O rifiutarlo. Se i conflitti di famiglia proposti all’interno del racconto di cui ci siamo occupati possono servire a scoprire il nostro vero “io”, a buttare giù la maschera e a comprendere meglio il linguaggio della nostra coscienza prima che esso muti in epitaffio, che ben vengano.

E in tal caso, che ben venga, dunque, anche la prossima opera di Ester Nobile.

Simone Bellitto

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