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La Raccolta Firme contro gli stage gratuiti della CGIL Ragusa

Che il mondo del lavoro sia cambiato è un fatto, che sia peggiorato anche. Tutta la selva di contratti atipici (termine con cui si indicano tutti i rapporti di lavoro non contemplati dal Contratto Nazionale del Lavoro, che disciplina secondo i criteri dello Statuto dei Lavoratori diritti e doveri di ogni categoria) ha praticamente messo in mora gran parte dei diritti acquisiti da parte dei cittadini. La storia è trita e ritrita e non è il caso di ritornarci: conviene di più fare un contratto di sei mesi piuttosto che sobbarcarsi un causa per licenziamento senza giusta causa.

Tra le varie forme di contratto c’è anche il cosiddetto stage. Lo stage non è altro che il contratto tramite cui molti giovani entrano in contatto con il mondo del lavoro e maturano un’esperienza formativa, valida per continuare a lavorare nell’azienda che li ha scelti o, in caso avverso, per trovare lavoro in altre realtà.

Questa è la teoria. In pratica lo stage non apre a troppi giovani le porte del mondo del lavoro, ma quello dello sfruttamento. Sembrano non finire mai le cronache dei giornali a proposito di storie a metà tra un episodio di Fantozzi e un romanzo di Dickens. Giornate di lavoro di otto ore senza stipendio, mansioni privi di qualsiasi effettivo valore formativo, umiliazioni varie ed eventuali. All’inseguimento dell’assunzione definitiva, tantissimi hanno ingoiato ogni tipo di rospo, e con che risultato? Che solo circa il 10% viene assunto, il percorso più sicuro per uno stagista è passare per un altro stage nella stessa azienda o per un’altra ancora. O non passare più da nessun’altra parte.

La paventata illusione di carrierismo sta pian piano svanendo dinanzi ad una realtà fatta di buste paghe vuote o quasi. Lo stage dunque, da simbolo dell’ingresso meritocratico nel lavoro che conta, è diventato invece l’emblema di una generazione sprecata. Già un sito internet si è fatto promotore dei diritti degli stagisti (www.repubblicadeglistagisti.it ) e vetrina per quelle aziende che pagano per le mansioni richieste; ora (verrebbe da dire finalmente) la CGIL fa in Sicilia una raccolta firme per una proposta di legge da sottoporre all’ARS volta proprio a riempire un pericoloso vuoto normativo. Martedì 6 Dicembre al Prima Classe a Ragusa c’è stato il banchetto per raccogliere le firme degli interessati.

La proposta di legge prevede l’istituzione di un fondo per l’istituzione di stage in Sicilia e il loro pagamento; incentivi per le aziende che assumono personale a tempo indeterminato; tempi certi di durata del periodo formativo fino ad un massimo di sei mesi; controlli severi per fermare abusi e truffe.

Ottimi principi, si vedrà se la proposta arriverà all’ARS e soprattutto, se il destino sarà il cassetto o la discussione in aula. Certo che rimane una domanda sapendo cosa chiede di garantire questa legge. Uno stipendio, un orario di lavoro, un trattamento per così dire umano. Naturalmente si eviterà di chiedersi perché il maggiore sindacato italiano si stia interessando solo ora, dopo anni, di fare qualcosa contro le scorrettezze foraggiate da tutti i buchi legislativi delle varie riforme sul lavoro, perché la domanda rimarrà tragicamente inevasa.

Il punto vero è capire come sia stato possibile che questa benedetta generazione abbia permesso che tutto ciò accadesse alle proprie vite senza dire un’acca.

 

 

Ester Nobile

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