Devo scrivere

Devo scrivere. Devo trovare qualcuno che mi pubblichi. Altrimenti quel maledetto tesserino come lo prendo? A me quel tesserino serve. Sì, so che farò comunque la fame per anni, ma quel tesserino significa qualcosa. Significa essere giornalista, almeno sulla carta, almeno per l’ordine. La gavetta è tanta, la strada lunga, il tesserino da pubblicista un passaggio obbligato. Devo scrivere, io voglio fare il giornalista, un giornalista scrive.

Devo scrivere, esprimere ciò che penso, è un bisogno fisiologico. Devo comunicare, informare. Dopo bere, mangiare, espellere e amare, c’è narrare, raccontare, dire.

Devo scrivere. Perché vivo questo mondo, comunico in ogni attimo con chi mi sta intorno. Sono immerso in un enorme flusso continuo, navigo nella corrente. Sono animale sociale, condivido ciò che vedo e sento. Lo posso fare scrivendo. Devo scrivere. Perché ciò che vedo e sento, e riporto, può diventare esperienza comune, sapere collettivo. Informare è sapere, sapere è libertà, di pensiero e azione. Informare è incidere sul mondo che mi sta intorno, infondere una conoscenza, migliorare la società che vivo.

Devo scrivere. Accanto a me vedo un mondo a rotoli. Un cielo grigio infinito sopra la mia testa, i colori più opachi intorno. Mi stanno rubando i colori, mentre io sognavo il verde, il rosso, l’azzurro. Non posso stare in silenzio. Sto male perché mi rubano sogni e sorrisi, devo scrivere.

Devo scrivere. Fuori dalla finestra una puzza insopportabile. Di vecchio, di marcio. Ho la nausea. Ognuno tiene nascosto qualcosa di sporco, sudicio, puzzolente. Una mano posso tenerla per tappare il naso, un’altra per battere i tasti sulla tastiera. Se scrivo di quella puzza, forse prima o poi qualcuno vorrà pulire. Scrivo perché voglio sentire fuori il profumo della libertà, il buon odore della trasparenza e della verità. Devo scrivere, per cacciare via questa insopportabile puzza, perché arrivi un vento nuovo.

Andrea Gentile