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Margherita Hack ai microfoni di Generazione Zero

Giorni di totale full immersion nel mondo della cultura e dell’impegno sociale, un tuffo a capofitto verso la conoscenza e l’informazione, l’attivismo e la voglia di maturare nella scoperta, nella condivisione delle storie, dell’esperienze che gli scrittori sono in grado di trasmetterci con forte coinvolgimento personale ed emotivo.

Acme di quest’avventura che ha tra il cartaceo e l’astratto, in seno alla kermesse letteraria “La Fiera delle Parole” e a seguito dell’evento tenutosi a Palazzo Liviano, organizzato dal Sindacato Degli Studenti di Padova, è stato l’incontro con la ricercatrice e astrofisica Margherita Hack.

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Il solo nome ci rimanda al suo excursus biografico: la carriera come docente universitario, come appunto ricercatrice, militante in ambito politico a fianco del Partito Comunista; una personalità di spicco che al contempo è astronoma, atea, moglie, donna. Margherita Hack è intervenuta, come prima accennato, anche alla Fiera delle Parole presentando il suo ultimo libro “Il mio infinito”, l’incontro della ricerca astronomica con i temi teologici e le domande di senso che l’uomo si pone al fine di spiegare come l’universo abbia avuto origine.

Dall’altra parte l’incontro di giorno 8 ottobre ha visto la Professoressa Hack presentare uno tra i suoi nuovi scritti(Una Margherita rossa, Datanews 2011), illustrare e rispondere a domande e curiosità dei partecipanti a tale ed affascinante evento. La scenografia del luogo, un’aula o una sala, poco importava quando ogni pensiero ed ogni riflessione, elaborata in merito a un dato scientifico o non, scaturita da quel solletico cui attivo ed instancabile ricevente era sempre la Professoressa, era un continuo spunto di riflessione. Il seguire o semplicemente l’ascoltare una data risposta scatenava il bisogno di formulare qualcosa di nuovo, ardito, qualcosa che provasse la nostra presenza sia come udenti che come veri e propri interlocutori della nostra ospite.

Tante le domande, tanti gli argomenti da trattare nel concatenarsi di racconti personali (tratti proprio da episodi di cui il libro-intervista racconta) e cenni alla propria carriera che altro aggettivo non merita se non quello di..stellare.

Ma, nonostante il topos giornalistico del “taglio” (in termini tempistici) ricorra anche in tale occasione, siamo comunque riusciti a centrifugare i nostri molteplici quesiti, a ridurre questi ai concetti salienti e a sottoporre le nostre pillole di curiosità alla Dottoressa:

 

Professoressa, sentendo della possibile chiusura di Wikipedia e considerando che è proprio questo “motore” nel motore della ricerca a catalogarla come Divulgatrice, qual è la sua definizione di divulgazione nell’oggi?

 Beh, io sono ricercatrice, e come ricercatrice ho anche il dovere di divulgare, cioè di far sapere anche ai non addetti al lavoro a cosa serve la ricerca e in cosa consiste.

 

Cosa può allora augurare ai ricercatori di domani?

Che cambi questo Governo, questa mancanza di intelligenza, il non voler capire l’importanza della ricerca.

di Marta Cafiso

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