“La poesia è la rivelazione di un sentimento che il poeta crede che sia personale e interiore, che il lettore riconosce come proprio”. Così Salvatore Quasimodo, poeta e premio Nobel per la letteratura, parla del suo più grande amore: la poesia.
Il club “Amici di Salvatore Quasimodo”, in occasione del 110° anniversario della sua nascita, ha presentato lo spettacolo “Non sposto un segno al mio cuore”. Dialogo monologizzato, “Non sposto un segno al mio cuore” si conforma come un excursus del poeta siciliano dalla gioventù ai momenti appena precedenti all’assegnazione del premio Nobel a Stoccolma il 10 dicembre del 1959. Lo spettacolo muove da uno scritto di Quasimodo a D’annunzio, una lettera senza risposta che contiene tutta l’ingenuità spontanea di un uomo umile, ma determinato, pacatamente superbo, sicuro di un sentire che trova la sua forza d’espressione in ciò che diventa l’arma contro l’apatia, anche a costo della solitudine e dell’esilio dall’ordinario: la Poesia.
Nel monologo, l’attore unico (Germano Martorana) affronta un percorso particolarmente intenso e disarmante, a tratti complesso, ma sempre appassionante e appassionato.
Salvatore Quasimodo è fanciullo, adolescente, giovane lavoratore e studente, sempre viaggiatore, passando da Modica, Roccalumera, Roma, Milano, ecc., fino ad arrivare a Stoccolma il 10 dicembre 1959, la notte dell’assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura.
Il valore dell’amicizia, la vicinanza di personaggi come La Pira, il legame con la moglie Maria Cumani, gli affetti cari (i genitori in primo luogo), la nostalgia per la sua terra, il desiderio del ritorno, ma anche la necessità di inseguire l’ispirazione più alta che solo la Poesia riesce a dare. Il percorso emozionale seguito all’interno dello spettacolo porta anche a sfiorare un aspetto intenso della personalità del Poeta: quello legato alla sua spiritualità e alla religiosità.
“Non sposto un segno al mio cuore” è la confessione più chiara e discolpante che il Poeta può rendere per motivare la sua verità di vivere e sentire, per giustificare, dove fosse necessario, la sua grande sensibilità espressiva utilizzando il potere della parola, quella utile al Poeta per nobilitare il mondo e scoprire fessure di meraviglia che possono spalancare il cuore dell’umanità.
Simone Lo Presti
ricorda molto questo articolo http://www.radiortm.it/2010/04/16/modica-spettacolo-teatrale-%E2%80%9Cnon-sposto-un-segno-al-mio-cuore%E2%80%9D/ …….anzi tralasciando le parti con parole
identiche……. le altre sono sinonimi,,,,,,,,,
” Il valore dell’amicizia, la vicinanza di personaggi come La Pira, il legame con la moglie Maria Cumani, gli affetti cari (i genitori in primo luogo), la nostalgia per la sua terra, il desiderio del ritorno, ma anche la necessità di inseguire l’ispirazione”
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“Non sposto un segno al mio cuore” è la confessione più chiara e discolpante che il Poeta può rendere per motivare la sua verità di vivere e sentire, per giustificare, dove fosse necessario, la sua grande sensibilità espressiva utilizzando il potere della parola, quella utile al Poeta per nobilitare il mondo e scoprire fessure di meraviglia che possono spalancare il cuore dell’umanità.”
Non crede possa trattarsi di un comunicato stampa? Anzi io ne sono sicuro.