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Diario Parigino: Un metodo di studio da assimilare. (Parte 2)

(…continua dal numero di Agosto)

 parigi-Questa metodologia  confluisce in tutte le attività finalizzate alla valutazione, che si svolgono durante le ore di lezione.

Queste ultime si costituiscono di un CMCours Magistral di 2 ore settimanali, che ha un approccio teorico, e per questo molto simile alle lezioni “all’italiana”, che prevede la redazione di un testo in classe, e di un TD-Travaux Dirigés (lett. “lavori guidati”), anch’esso con cadenza settimanale, dove si cura l’aspetto più pratico perché si occupa di analizzare uno o più testi in programma, funge da corso di supporto per affrontare l’esame finale del CM , prevede l’obbligo di frequenza (sono concesse solo 3 assenze, pena la bocciatura) e determina per circa il 50-60% il voto finale (espresso in ventesimi, /20).


In sostanza per superare un corso occorre superare prima il TD, il cui voto è determinato dai seguenti criteri:

– La votazione riportata su una o due dissertation-commentaire redatta a casa;

– La votazione riportata su una lezione in classe di un quarto d’ora circa inerente ad un testo      assegnato settimanalmente;

– La votazione riportata su una dissertation o un commentaire redatto in classe in un’ora e mezza;

-La partecipazione in classe.

La media di tutte le votazioni riportate in queste prove andrà a sua volta a fare media con l’esame finale, quest’ultimo prevede un’unica sessione, che in caso di bocciatura può essere recuperata successivamente.

Un’impostazione di questo tipo, è sicuramente molto stressante, ma porta con sé il beneficio di concentrare l’attività degli nel periodo delle lezioni, costringendo gli alunni ad essere sempre aggiornati ed in continuo esercizio in vista dell’esame finale che solitamente si svolge una settimana dopo la fine delle lezioni, le ultime delle quali sono destinate alla revisione del programma ed alle ultime indicazioni da parte dei professori; dopodiché segue un periodo di vacanza prima che ricomincino nuovamente le lezioni.

Nonostante abbia con sé un pregio che io apprezzo molto, cioè il continuo esercizio alla scrittura e, soprattutto, all’espressione delle proprie analisi, ho l’impressione, però, che si appiattisca eccessivamente a ricercare la forma perfetta, trascurando eccessivamente il contenuto; infatti ciò che ho potuto notare è che la preparazione teorica, in particolare per quanto riguarda la storia della filosofia, è migliore in Italia.

Dunque credo che il metodo “francese” abbia dei vantaggi pratici indubitabili, ma dei limiti formalistici che sembrano cristallizzare l’apprendimento; dal canto suo il metodo “italiano” non è interamente da buttare, in quanto fornisce una preparazione teorica molto forte, che tuttavia non è compensata adeguatamente sul piano pratico, lasciando quindi gravi lacune nel percorso formativo dell’umanista.

Ciò che propongo è quindi che il metodo italiano assimili in parte il metodo francese, proprio in quegli aspetti che gli sono carenti;quindi  una compenetrazione tra le due impostazioni sarebbe auspicabile e promettente.

Massimo Occhipinti

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