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Diario Parigino

Diario Parigino: Un metodo di studio da assimilare.

La prova più impegnativa dell’affrontare un semestre universitario alla Sorbona è stata quella di avere a che fare con un metodo di studio, soprattutto nelle discipline umanistiche, evidentemente differente da quello che, quasi incosciamente personalizzato, viene “architettato” nel corso di decine e decine di esami all’università di Catania.

A posteriori ci si rende conto che nell’affrontare per due anni solo ed esclusivamente degli esami orali, raramente preceduti da “prove in itinere” comunque orali (in pochissimi casi scritte), gli studenti sono chiamati, in sede d’esame, a rovesciare il contenuto dei libri in programma sulla scrivania del professore-inquisitore di turno; la componente mnemonica viene sopravvalutata, così come viene fedelmente seguita l’analisi, seppur autorevole, degli autori.
Il dato più sconcertante: un ciclo di studi di tre anni di una disciplina umanistica è accompagnato da una produzione scritta concernente soltanto la tesi.

Il problema che vorrei intravedere è relativo al fatto che chi segue un tale percorso di studi, ha e avrà a che fare con la cultura (o quantomeno con uno pseudo-fenomeno culturale), il cui mezzo fondamentale di formulazione è la scrittura: non mi sembra così scontato che una certa capacità di esposizione orale sia naturalmente accompagnata da una stessa capacità di esposizione scritta.

Il sistema scolastico francese prevede un’attenzione notevolmente maggiore per l’espressione scritta fin dal liceo, che non viene abbandonata però a livello universitario; si esige una certa forma di esposizione, con un metodo rigoroso fatto di regole ben precise e un ordine quasi predeterminato; dove sono ben rintracciabili i contributi del razionalismo cartesiano, del positivismo e dello strutturalismo: la forma viene quasi esasperata.

I formati nei quali si incarna “la méthode” francese sono la dissértation (dissertazione, equivalente più o meno al saggio breve) e il commentaire de texte (commento del testo).

Entrambi sono accomunati da un lavoro preparatorio dove si stabilisce lo scheletro del testo, i cui argomenti vengono in seguito sviluppati:

– nell’introduzione occorre fornire delle informazioni generali, individuare una problematica da risolvere e infine annunciare i diversi punti (che, nella dissértation ideale, le regole non scritte vogliono tripartiti) attraverso i quali si intende risolverla.
– in ciascuna parte viene poi sviluppata un’argomentazione rispetto alla quale si elencano pro e contro.
– la  conclusione riassume la problematica, il modo in cui è stata svolta e quindi la risoluzione decisa.
Come si evince ciascun testo deve presentare una struttura tripartita, che regge a sua volta ulteriori ramificazioni tripartite: il primo impatto con questo modo di procedere è accompagnato dalla sensazione di esasperazione di un apparato formale che sembra  limitare le possibilità espressive del discente.

 

                                                                  …(continua)…

Massimo Occhipinti

 

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