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Web e censura: la storia di Luca

 

Era di una settimana fa la notizia della condanna in appello per il reato di stampa clandestina del giornalista e blogger Carlo Ruta. Era stata la prima volta che  in Italia e in Europa una Corte d’Appello  condannava l’autore di un normalissimo blog, quale era “Accadeinsicilia”, per stampa clandestina. La cosa creava un precedente molto grave e ci ha fatto molto riflettere, non solo perché siamo ormai abituati a non considerare alcuna differenza tra giornalisti e blogger, ma anche perché siamo tra coloro che credono nella libertà d’informazione e vedono nella rete la concretizzazione di questo ideale. Ora, a distanza di qualche giorno, apprendiamo di un nuovo colpo sferrato alla libertà di espressione sul Web, ancora una volta in Sicilia: il caso di Luca Lo Coco.

Le disavventure di Luca Lo Coco iniziano nel 2006, quando il giovane artista, affascinato dall’ideologia hacker, decide di clonare il sito di www.flashartonline.com. L’artista palermitano, prendendo spunto dallo stile e dalle forme di comunicazione di quello che è uno dei più importanti siti di arte

www.ashartonline.com
www.ashartonline.com

italiana, parodiava esponenti del mondo artistico, critici e gerarchie di potere. L’ attività di Lo Coco si conclude però quando Giancarlo Politi, editore dell’originale www.flashartonline.com lo denuncia chiedendo poi un risarcimento di duecentomila euro. Alla fine, come racconta Lo Coco, dopo infinite traversie, chilometri di carte e fiumi di inchiostro, lo scorso settembre una sentenza respinge la richiesta dell’editore, condannando comunque Lo Coco al pagamento delle spese legali : circa settemila euro. Motivando la sentenza come di seguito:  “a causa del rischio di confusione […] fra i due siti internet, causato dall’avere simile veste grafica e analogo contenuto informativo, ” proibendogli , di fatto, l’utilizzo del suo sito. Non disponendo della cifra richiesta, il giovane artista si è visto  costretto a pignorare tutti i mobili dell’appartamento che condivide con la madre e ed il fratello. Noi di Generazione Zero ci siamo interessati alla sua vicenda e, nel nostro piccolo, abbiamo deciso di dargli voce.

 

 

Trovi che il mondo dell’informazione abbia dato il giusto risalto a ciò che ti è successo?

Non credo. Sto dedicando moltissimo tempo per far emergere questa storia, e i risultati che ottengo sono esigui. Si faccia conto, per esempio, che la notizia non ha ancora raggiunto la carta stampata. Tuttavia, non dispero. La battaglia è ancora aperta. Una svolta importante si avrà a metà giugno, quando le vicende fra il direttorissimo e il birbante Lo Coco verranno narrate anche in inglese: uscirà infatti l’ultimo numero di Digimag (international), importante magazine di cultura digitale, e verrà pubblicato anche un articolo su un sito di caratura internazionale che si occupa di creatività on-line.

 

 

Ti saresti mai aspettato di incorrere in una così pesante censura nel momento in cui hai avuto l’idea di copiare e parodiare un importante sito d’arte italiana?

No di certo! Mi aspettavo una reazione, d’altra parte il mio intervento artistico era provocatorio. Tuttavia, pensavo d’incappare in piccole polemiche o critiche non troppo aspre. Al massimo mi aspettavo la classica lettera di avviso da parte degli avvocati di Politi: non potevo immaginare di ricevere, d’emblée, un ufficiale giudiziario con un malloppo chilometrico! Figuriamoci pronosticare un pignoramento! Roba da matti.

 

Quale reazione speravi di suscitare con la tua opera www.ashartonline.com ?

Sai, quando lavori a un nuovo progetto non pensi a suscitare alcunché. Non è quello l’obiettivo. Non cerchi la reazione o lo scandalo. www.ashartonline.com era un micromondo complesso e pregno di concetti che entusiasmavano me e coloro i quali mi stavano aiutando nell’avventura. Parlare di reazioni da suscitare è riduttivo. Sminuisce il mio progetto, e sminuirebbe qualsiasi altra azione artistica. Ogni nuova ricerca è una nuova occasione per crescere, riflettere sul mondo e sulle persone che ti circondano. Con www.ashartonline.com stavo studiando il sistema dell’arte e suoi giochi di potere: qualcuno, evidentemente, non ha apprezzato la diligenza che dedicavo al mio studio.

 

Quanto pesa la tua visione politica e la tua condizione di giovane siciliano sulla scelta di ricorrere ad una critica così caustica da farti ridurre al silenzio?

Mi ritengo sia un liberale sia un attivista. Con il sito internet incriminato ho detto la mia sul sistema dell’arte e sui suoi mezzi d’informazione. Di certo la mia azione era di stampo attivista. Dunque politicizzata. Credo fortemente in un’arte e una critica politica: ritengo che il campo della creatività stia deviando verso un’accondiscendenza pericolosa. Stesso discorso per la critica d’arte. Soggiacere e sottostare sono atteggiamenti graditi solo alle strutture di potere, che fondano la propria raison d’être nell’annullamento delle capacità critiche. Una classe critica militante e politicamente schierata è necessaria oggi più che mai. Ciò che è scomodo è spesso necessario.   Il popolo siciliano è un popolo di sangue: rosso per il sangue versato e rosso per l’ardore delle sue proposte. In noi ribolle qualcosa d’inquieto. Spesso possiamo sembrare assopiti, ma sappiamo bene che non è così. Siamo contraddittori, e per questo custodiamo una sorta di energia viscerale di straordinaria importanza. Dunque, credo che il mio carattere sia decisamente siciliano. Inoltre pratico karate da quando sono nato: sono avvezzo agli scontri frontali ;]

 

 

La tua arte è stata attaccata per essere priva di contenuti “costruttivi” espressione con la quale vengono spesso bollate le forme di arte scomoda, cosa rispondi a questa critica?

Non so se ciò che faccio abbia o meno qualcosa di costruttivo. Di certo, nel caso di www.ashartonline.com, la mia azione è risultata scomoda. Deve essere sottolineato che a ritenerla tale è stato uno dei maggiori editori d’arte in Italia, ovvero uno dei soggetti più potenti del sistema dell’arte italiano. Il fatto che il direttorissimo abbia scelto d’intraprendere una durissima azione punitiva nei miei confronti deve far pensare.  Quando lavoro a un nuovo progetto, non mi preoccupo che venga fuori qualcosa di costruttivo. M’interessa produrre una novità espressiva, che sia in grado di dire qualcosa sul mondo di oggi. Ecco perché scelgo spesso la rete come medium: è il principale mezzo della contemporaneità. D’altra parte, chi sono io per assumermi l’onere di creare qualcosa di “costruttivo”? Ho ventisei anni e non ho certo la presunzione di partorire “idee costruttive”. Cerco quasi sempre di coinvolgere un gran numero di soggetti, proprio per non produrre soliloqui insignificanti. Il vanto mio e di coloro che prendono parte all’avventura artistica, è, di solito, quello di aver prodotto qualcosa che possa azzardare l’idea di essere “contemporanea”, ovvero di aver osservato, in qualche modo, l’odierno da un punto di vista non comune. Un progetto di cui vado molto fiero,  promotore dell’importanza di una conoscenza condivisa e collettiva, è www.quitmag.eu.

 

Ti definiresti un hacker, un net artist o credi che queste siano categorie effimere?

Il mio modo di operare, le miei idee e i miei interessi fanno di certo riferimento a quella che viene comunemente definita la “etica hacker”. Non si deve essere un genio della programmazione per essere un hacker. Chi lo pensa è solo vittima dei luoghi comuni. L’hacker è colui che propugna l’importanza del commons (L.Lessig), ovvero di una risorsa ottenuta grazie al contributo di molti e mantenuta “in comune”, cioè libera e accessibile a tutti. Nel modo di operare di un hacker c’è sempre un’implicita critica ai sistemi di potere claustrofobici. L’hacker condivide ciò che produce. Ci sono fiumi di letteratura che rivendicano esplicitamente quando sto affermando. Detto questo, posso tranquillamente asserire che i miei progetti sono spesso intrisi di “etica hacker”.

 

Quali sono gli artisti che hanno influenzato la tua opera? Trai ispirazione da qualche artista contemporaneo in particolare?

Studio storia dell’arte da anni e di certo sono stato influenzato da tanti grandissimi del passato. Tuttavia, ultimante sto ricevendo molti benefici culturali in termini di idee, spunti artistici e collaborazioni, grazie a una comunità virtuale che dibatte su temi riguardanti l’attivismo politico, artistico e l’hacking: mi riferisco alla mailing list AHA. Sono stato a un raduno tenutosi da poco a Carrara, e sono convinto di aver conosciuto molti di quelli che saranno i miei compagni di avventura nei prossimi anni.

 

Quali sono i tuoi progetti artistici per il futuro, conti di cacciarti ancora nei guai?

Conto di rimanere me stesso e di continuare a esprimermi liberamente, indipendentemente da ciò che potrebbe accadere. La rete deve rimanere libera, così come le idee. Forse è proprio questo che voglio ribadire a tutti i costi. Forse è questo ciò che realmente afferma www.ashartonline.com.

 

 

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Qui la gallery con alcune delle opere di Luca

http://www.articolo21.org/3274/notizia/solidarieta-per-la-condanna-in-appello-per-carlo.html

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/io-artista-censurato-e-pignorato/2152527

http://www.equilibriarte.net/member/1883

http://www.lucalococo.eu/index.php?option=com_content&view=featured&Itemid=101

http://www.balarm.it/articoli/tribunale–condanna-per-l-artista-luca-lo-coco.asp

http://www.furtherfield.org/netbehaviour/italian-artist-gets-punished-parodying-flashart-italia

http://www.digicult.it/digimag/allegato.asp

http://www.artribune.com/2011/05/%E2%80%9Csiete-stati-troppo-sbilanciati-a-favore-di-lo-coco%E2%80%9D-politi-risponde-sul-caso-ashart-ma-non-finisce-qui/

www.quitmag.eu

 

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