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Report da Enna Antifascista

ENNA. PIU’ DI CENTO PERSONE IN PIAZZA PER DIRE NO AL CORTEO DI FORZA NUOVA

Di Gloria La Greca

 

“Il Fascismo è l’antitesi della fede politica, perché opprime tutti coloro che la pensano diversamente” [S.Pertini]

 

In un Paese come il nostro, che condanna e vieta l’apologia del Fascismo, sembrerebbe impossibile assistere a scene come quella che a febbraio si è svolta sotto gli occhi increduli dei cittadini di Enna.

Nei primi del mese, infatti, apprendiamo che, in occasione dell’apertura di una sede di Forza Nuova in provincia, alcune rappresentanze dei vari nuclei regionali del partito di estrema destra sfileranno per le principali vie della nostra città, ufficialmente allo scopo di commemorare le vittime della strage delle foibe.

La data prefissata è il 12 febbraio, e al diffondersi della notizia, sindacati, giovanili di partito, liberi cittadini e negozianti si rendono conto che è necessario passare immediatamente all’azione, per non accettare inermi che le strade della città vengano invase da un’organizzazione politica che fa dell’odio e dalla violenza i propri valori portanti, del disprezzo per il diverso la propria bandiera. E’ proprio per rivendicare lo spirito antifascista della città che si costituisce il comitato EnAn (Enna Antifascista) che si vedrà impegnato, nelle settimane precedenti il corteo, in assidue campagne informative e di volantinaggio e nell’organizzazione di un presidio che, svolgendosi immediatamente dopo il corteo, avrebbe pacificamente denunciato l’entità violenta e anticostituzionale dell’organizzazione di Forza Nuova e proposto valori alternativi all’odio e al disprezzo.

La sera della manifestazione la piazza nella quale è previsto il concentramento del corteo è circondata dalle forze dell’ordine, che temono il peggio;“state tranquilli”, continuano a ripetere proprio a noi che ripudiamo le azioni violente e siamo lì appositamente per denunciarle. In pochi minuti, succede qualcosa di straordinario: la piazza si riempie di ragazzi provenienti da tutta la Sicilia che, venuti a conoscenza dell’attività del comitato, intendono unirsi a noi per sostenere la causa e, in un breve lasso di tempo, diventiamo più di un centinaio.

Il corteo avanza, e veniamo invitati dalla polizia a scendere dalla piazza. La città sembra immobile: alcuni negozianti hanno chiuso le porte delle proprie attività, noi siamo accerchiati dalle forze dell’ordine e i passanti sono sbigottiti, fermi ai bordi delle strade, come per dissociarsi in maniera assoluta da quanto si mostra ai loro occhi.

Il silenzio è rotto soltanto dalle grida dei capi del corteo che, scandendo ad alta voce una specie di rigorosa marcia, dirigono una cinquantina di persone che si avvicinano alla piazza marciando in file parallele a gruppi di tre. Lo scenario è da pelle d’oca, e osservando il loro ordine maniacale, mi  vengono in mente, per contrasto, i nostri cortei così numerosi e colorati, durante i quali vengono rivendicati a gran voce diritti e valori che questa gente, invece, si propone di soffocare.

Portano con loro bandiere e stemmi con croci celtiche, ma la polizia sembra non curarsene, sembra sorda ai nostri reclami e continua a invitarci al silenzio. Loro, nel frattempo attraversano la piazza insultando qualcuno di noi e si dispongono lontani, sventolando ordinatamente bandiere che per tanti, troppi anni sono state simbolo di odio e morte, e recitando una sorta di litania. Ripercorrendo al contrario la piazza, alcuni di loro, sprezzanti, fermi davanti a noi, tendono il braccio in avanti, mostrando orgogliosi il saluto romano. Noi contestiamo a gran voce, sperando che qualcuno tra le forze dell’ordine fermi questo scempio; ma l’effetto ottenuto è esattamente il contrario, perché la polizia stessa, cercando di evitare quanto più il disordine cerca di zittirci tenendo fermi alcuni di noi, mentre il corteo, come spiritato, inizia a correre incontrollato per le strade della città, urlando canti propri del ventennio e generando panico tra i presenti, che, udendo le grida temono un ulteriore degenerare della situazione. Allontanatosi il corteo, la città sembra essere tornata a respirare: adesso lo scenario è cambiato, e al nero tetro e al silenzio che avevano prima invaso la piazza, si sostituiscono i mille colori e la musica del nostro presidio. Sono presenti ad ascoltare i dibattiti informativi e ricevere i volantini circa centocinquanta persone da tutta la Sicilia, soprattutto giovani,  unite dalla comune voglia di dimostrare quanto lontani e riprovevoli siano gli ideali promulgati da questo partito di matrice fascista.  La serata procede serenamente, scandita dai racconti delle varie esperienze dei ragazzi presenti, e questa è solo la prima di una serie di iniziative che il comitato si prefissa di portare avanti: lo scopo è infatti quello di costruire, radicare e rafforzare sempre più la cultura antifascista, considerando inaccettabile che in una società civile e aperta come la nostra esistano ancora nuclei politici che danno voce a valori inammissibili che dovrebbero invece essere già tramontati da tempo.

 

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