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Un esempio contemporaneo di materialismo storico: il caso Libia.

Di Biagio Guastella

 

Il richiamo agli interessi petroliferi per spiegare i fatti della geopolitica internazionale è talmente totalizzante che, ormai, crediamo sia “eccessivo”. Poi ti capitano sotto mano libri tipo “Le guerre del petrolio” di Benito Li Vigni (Editori Riuniti, 2004) e capisci che questo genere di spiegazioni non sono mai “eccessive”, ma semplicemente le uniche reali. La “struttura” dei conflitti è l’interesse economico-energetico e la “sovrastruttura” è, invece, la solidarietà ai movimenti ribelli che affrontano vecchie dittature (Marx docet). A volte i ribelli li inventano ad hoc.

Inizialmente credevo fosse necessario l’intervento armato in Libia. Addirittura tardivo. “Se vuoi la pace, prepara la guerra” diceva Vegezio nel IV secolo. Tuttavia l’eco di E. Berlinguer  “Se vuoi la pace prepara la pace!” mi risulta sempre più credibile e razionale.

Del resto l’incoerenza, in fatto di guerra abbonda. Caso eclatante: continuiamo ad accettare l’ingresso nel nostro gergo di parole che sono vera e propria “pornografia lessicale”. In quale altro modo si riesce a definire l’espressione “guerra umanitaria”? Della serie il “massacro gentile” o lo “stupro garbato”!

Si è permesso ad un individuo (Gheddafi) di spadroneggiare, perpetrare i peggiori crimini contro l’umanità, lo si è legittimato e incensato per decenni. All’improvviso cosa accade? Accade che un terremoto sconvolge  il Giappone…E saltano degli accordi. Tenere separati i due avvenimenti (terremoto-disastro nucleare giapponese e attacco alla Libia) non contribuisce a comprendere la vicenda specifica della Libia rispetto a tutto il nord-Africa e il protagonismo francese.

Innanzitutto separiamo la vicenda libica da quella tunisina ed egiziana. In questi ultimi due Paesi, a differenza del caso libico, le rivolte sono state “di popolo” e non fomentate dagli occidentali (o almeno non in maniera determinante). Questo spiega come mai in Tunisia ed Egitto i rivoltosi erano organizzati, mentre in Libia no. Infatti la cosa che salta agli occhi è che, nonostante gli armamenti che gli occidentali hanno fornito ai ribelli (sin dai primi tafferugli erano evidenti), le milizie di Gheddafi hanno avuto la meglio. In secondo luogo salta agli occhi il protagonismo della Francia, che si spiega, se si riflette sull’attuale situazione dei rapporti italo-francesi. In particolare sul contratto che lega la realizzazione del nucleare in Italia e il nostro debito pubblico alla Francia.

Gheddafi è un pazzo criminale e su questo non c’è dubbio. L’omologo (e non solo per ruolo istituzionale ma anche come vero e proprio alter ego) italiano, Berlusconi, gli ha reso omaggio in pompa magna non più di qualche mese fa con tanto di baciamano. Ovviamente sorvolo sulle ragioni della prostrazione, sappiamo bene quali interessi legano economicamente i due paesi (maggiorati dalle lezioni di “bunga bunga” ovviamente).

E’ intervenuta la Francia senza attendere nulla per 2 ragioni: 1)INTERESSE ECONOMICO: la Francia fa pagare all’Italia (vera danneggiata dall’uscita di scena di Gheddafi) la marcia indietro sul nucleare assorbendo i privilegi di Eni & Co.. La Francia ha comprato parte del debito italiano, il costo di tale operazione prevedeva anche l’acquisto, da parte dell’Italia, di 5 centrali nucleari francesi. Ormai è chiaro che gli italiani respingeranno ancora il nucleare e la Francia reagisce per prendersi, in altro modo, ciò che le spetta 2)INTERESSE PERSONALE: la campagna elettorale del conservatore e nazionalista Sarkozy (spero che nessuno creda alla sua estrema sensibilità verso il popolo libico o del suo supposto maniacale protagonismo) è stata finanziata anche dal regime libico… Quale miglior modo di cancellare un debito se non quello di cancellare il creditore?

Gli anglo-americani non possono mica restare a guardare! Vogliono il “pizzo” dalle operazione imperialiste europee ed entrano in gioco. Chiedono di far guidare la missione alla NATO. Ovviamente accade ciò che era prevedibilissimo! La Russia storce il naso… Ma gli verrà (a lei e alla Cina) ricambiata la cortesie del silenzio, magari, rispettivamente, in Cecenia e in Tibet.

Comunque l’UE si torna a frantumare mostrandosi incapace (come sempre) di tenere una linea estera chiara che metta d’accordo tutti i Paesi membri. C’è una piccola differenza però rispetto ai conflitti passati che pure sono stati occasione di divisioni. Nel sincronico manifestarsi di interessi geopolitici divergenti l’Europa aveva, questa volta, un responsabile della politica estera nella figura istituzionale dell’”Alto rappresentante della politica estera europea”: la baronessa inglese Catherine Ashton. La sua totale ininfluenza è un duro colpo alle istituzioni europee, ovviamente doloso e non solo per il grigiore della figura in oggetto.

Insomma questo è solo l’ennesimo episodio della guerra infinita. La guerra per il petrolio e per gli imperi. Che chiarisce la poca voglia che c’è d’Europa e la fondatezza assoluta e impietosa del materialismo storico.

 

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