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Sull’atomo italiano- La lunga storia del nucleare

Di Alice Speranza

 

Il passato atomico italiano

L’Italia era il terzo paese occidentale per potenza elettronucleare in esercizio, dopo gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Era l’Italia del 1964, all’apertura della terza Conferenza mondiale sugli usi pacifici dell’energia nucleare, svoltasi a Ginevra.

Quattro sono state difatti le centrali nucleari operative che il nostro paese ha avuto: quella di Torre Astura (vicino Latina), quella di Sessa Aurunca e quella di Trino sono entrate in funzione rispettivamente nel 1963, 1964 e 1965, anno in cui  raggiunsero il 4,2% della produzione totale dell’ energia elettrica; venne ultimata nel 1976 la costruzione della quarta centrale, a Caorso.

 

Nel 1987, un anno dopo l’esplosione del reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl e della catastrofe che ne è conseguita (provocando direttamente 31 morti e un numero elevatissimo di persone gravemente contaminate,  causato dal rilascio nell’ atmosfera di circa 50 t di scorie radioattive), vennero indetti tre referendum popolari: circa l’ 80% dei votanti fu favorevole all’ abrogazione di alcune norme relative all’energia nucleare e di fatto venne decretato il tramonto dell’ esperienza elettronucleare italiana, la cui fine fu sancita dalla chiusura, tra la fine degli anni 80 e l’ inizio degli anni 90, delle tre centrali ancora funzionanti, quelle di Latina, Trino e Corso.

 

 

Il nucleare oggi

Oggi il 10% dell’energia in Italia proviene dall’energia nucleare, esportata soprattutto dalla Francia e dalla Svizzera, le cui centrali sono peraltro vicine ai nostri confini, mentre una percentuale ben più alta di elettricità, il 60%, è prodotta con gas e olio, l’approvvigionamento dei quali dipende dalle incertezze cui è soggetto il mercato globale dell’energia e dai  rapporti diplomatici con i paesi fornitori. Proprio per ridurre questa dipendenza, il governo italiano ha lanciato un programma il cui obbiettivo è la realizzazione di almeno 4 nuove centrali nucleari per soddisfare all’incirca il 25% della domanda di energia elettrica nel 2020; a tal fine, agli inizi del 2009 l’Italia ha stipulato un accordo di collaborazione relativo al nucleare con la Francia, e l’Enel ha stretto accordi con il gruppo francese EdF ( Electricité de France) per cooperare allo sviluppo del programma nucleare italiano.

Contribuire alla ripresa del dibattito pubblico sullo sviluppo del nucleare in Italia: questo è lo scopo della nascita del Forum Nucleare Italiano, associazione no profit fondata  nel luglio del 2010 da  aziende, associazioni d’impresa, sindacati e società di consulenza i cui campi di attività e ricerca riguardano lo sviluppo dell’energia nucleare per uso pacifico. Il suo primo spot pubblicitario, che ha scatenato polemiche sulla sua obiettività,  è stato ritirato dietro disposizione dell’ Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, che lo ha ritenuto “comunicazione commerciale ingannevole”.

 

 

Perplessità e vantaggi
I danni causati alla centrale nucleare giapponese di Fukushima dal terremoto scoppiato in marzo e il pericolo delle radiazioni hanno negativamente influenzato l’opinione pubblica in merito al programma atomico, su cui il governo ha deciso una moratoria di un anno con la possibilità di prorogare la sospensione per ulteriori 24 mesi: che si tratti di una decisione per rendere vano l’ eventuale risultato positivo del referendum previsto a giugno contro la produzione di energia nucleare?

Il 19 marzo, infatti, l’Italia dei Valori ha promosso una campagna referendaria contro il nucleare, il legittimo impedimento e la privatizzazione dell’acqua: il rischio – o il vantaggio, dipende dai punti di vista – è che una questione strumentalizzi l’altra. Che venga avanzata da un partito di destra o da un partito di sinistra, da questo governo o dal prossimo, la proposta di ritornare all’energia nucleare è di grande rilevanza per il nostro paese, in cui c’è, almeno tra i giovani, un forte desiderio di innovazione e di riscatto. Non è trascurabile che il 15% dell’energia prodotta nel mondo deriva dai  436 reattori nucleari installati in 31 diversi paesi. La produzione di energia da reazioni di fissione nucleare a catena comporta la disponibilità di grandi quantità di energia (è infatti una fonte energetica permette la costruzione di centrali con potenze elettriche dell’ordine di un gigawatt) , non libera né anidride carbonica né altri gas inquinanti responsabili dell’ effetto serra e creerebbe maggiore indipendenza dalle esportazioni ( nel 2007 l’ Italia ha importato circa  48,9 miliardi di kilowatt, esportato 2,6 miliardi). Tuttavia una centrale nucleare produce ogni anno elevate quantità di materiale radioattivo che deve essere smaltito in modo sicuro ( e seppellire le scorie in miniere abbandonate o affondarle in contenitori a tenuta stagna in mezzo all’oceano decisamente non lo è) . Le pastiglie di combustibile esaurito emettono infatti radiazioni che possono causare gravi tumori e malformazioni genetiche. Inoltre, se secondo alcune fonti sono sottoposti a una quantità di radiazioni trascurabile gli stessi lavoratori delle centrali, secondo altre è a rischio di tumore anche la popolazione che vive in prossimità di queste; ne consegue dunque un altro problema, quello della decisione dei luoghi ove far sorgere gli stabilimenti nucleari. Sebbene oltretutto le tecnologie di questi nuovi impianti siano avanzate, la sicurezza assoluta non può essere garantita, sia a causa di possibili errori umani, sia a causa di imprevedibili fattori esterni.  Chi desidera promuovere e conseguire il progresso del nostro Paese, dovrebbe orientarsi  verso il nucleare o decidere di considerare altre risorse energetiche, come le energie rinnovabili? Quali i vantaggi e gli svantaggi che scaturirebbero dall’utilizzo di quest’ultime?

 

One Comment

  1. donatella alloro donatella alloro 16/05/2011

    l’articolo affronta in maniera obiettiva le problematiche connesse ad un problema attuale con forti implicazioni a livello politico e culturale. Il pregio dello scritto è quello di indurre il lettore ad una riflessione autonoma sulla questione ed è in grado, inoltre, di esprimere un punto di vista, quello delle nuove generazioni, desiderose di sviluppo e di riscatto (in una società poco attenta alle loro esigenze) ma attente anche alle tematiche legate alla qualità della vita.

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