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Se non ora quando

Giorno 13 Febbraio una manifestazione dallo slogan “Se non ora quando” ha portato nelle piazze italiane tutte quelle persone che vogliono difendere, non il diritto della donna, ma la sua intera figura, la stessa che in questi giorni è stata screditata.
Hanno avuto luogo diversi cortei ed iniziative con una partecipazione complessiva che ammonta a circa più di un milione di persone; su qualche sito è ancora presente una raccolta firme per qualche appello.

Anche nel comune di Ragusa ci si è attivati tramite un sit-in davanti la Prefettura previsto dalle 16.00, orario nel quale sono già presenti circa 200 persone. Uno degli scopi è quello di mandare una delegazione a parlare con il prefetto, che pare però sia assente a causa dell’emergenza sbarchi a Lampedusa. Tutto si svolge regolarmente: un megafono, qualche cartellone e soprattutto nessuna bandiera. Sino alle 17, quando si decide di improvvisare un corteo pacifico per i marciapiedi e la zona pedonale di via Roma. Ci si avvia: le strade sono quasi deserte (si ipotizza: per via dei negozi chiusi), chi per caso si trova in giro è strabiliato e non comprende perché una sagoma di Berlusconi sia ferma davanti a un negozio di abbigliamento intimo per donna, mentre i manifestanti intonano la canzone dedicata al bunga-bunga di Elio e le storie tese. Si ritorna alla prefettura, alle 18.00 circa. I manifestanti abbandonano il sit-in; l’appuntamento, si dice, per una prossima iniziativa sarà stabilito tramite facebook.

Quale sarà il seguito? Ma, soprattutto, seguito di cosa?

L’impatto e l’impressione di chi ha visto dall’esterno non devono essere stati quelli sperati. Concentrandosi non tanto sull’immagine della donna, pur volendola inquadrare- come direbbero i delatori- in una manifestazione “comunista rossA”, ci si è spesi più del dovuto nell’accanirsi contro un medesimo soggetto,.  E’ vero che il nostro premier, orgoglioso di aver portato le donne in parlamento ( e non solo..) è forse il principale fautore di questo svilimento, ma si dovrebbe tenere in conto che è fomentatore di  quello che è presente nella tv e nei media in generale. Il vero problema non è il bunga-bunga, insomma. E’ la cultura che ha partorito questo fenomeno.

Nessuno ha pensato che “Se non ora quando” sarebbe dovuta essere una protesta, una rivendicazione capace di andare oltre al berlusconismo?

Pare solo che invece si sia dimostrato come nella città di Ragusa sia facile orientare una manifestazione attraverso strumentalizzazione (ad opera inoltre dei soliti pochi).

Complimenti dunque a chi è riuscito a manomettere e far passare dalla parte del torto chi, in una piccola città che di solito annega nel disinteresse, era presente, motivato e

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